Il deficit fiscale cinese al 12% del pil già prima del virus
Due interessanti articoli pubblicati da Bofit rendono evidente quanto sarà difficile per la Cina gestire da un punto di vista strettamente economico gli effetti dell’epidemia virale. La situazione cinese era già molto complessa prima. Il settore privato e quello pubblico, infatti, sono alle prese con una notevole crescita dei debiti, mentre la crisi diplomatica con gli Usa, solo di recente parzialmente risolta con l’accordo di fine anno, ha stressato non poco i settori produttivi cinesi.
Con l’arrivo dell’epidemia, il previsto rallentamento dell’economia è praticamente diventato una certezza.
Un problema non solo cinese, ovviamente. Tutti i paesi colpiti dall’emergenza sanitaria dovranno fare i conti con pensanti rallentamenti della produzione e cali diffusi di domanda, che inevitabilmente faranno diminuire il pil e quindi aumentare il debiti, sia in valore assoluto che relativo al prodotto.
La Cina di peculiare ha che la sua situazione fiscale, già tesa, rischia di aggravarsi ancor di più. Basti considerare che nel 2019 il paese ha chiuso l’anno con un deficit fiscale superiore al 12% del pil che quest’anno sembra destinato a crescere sia per le maggiori spese legate al virus sia per le minori entrate fiscali.
Per fortuna della Cina, il livello del debito pubblico, peraltro molto aumentato negli ultimi anni, sta ancora intorno al 70%. Ma certo avere deficit così ampi, in un’economia così grande, implica che la curva di aumento del debito può inclinarsi significativamente, finendo col diventare ripida abbastanza da creare problemi di sostenibilità. Una situazione purtroppo che rischia di diventare comune.