L’irresistibile inflazione turca

L’indice dei prezzi al consumo turco ha aggiornato nuovi massimi, svettando ormai verso quota 100, ossia il raddoppio dei prezzi su base annua, che a questo ritmo l’economia turca potrebbe raggiungere molto presto. Una circostanza che dovrebbe far tremare le vene dei polsi a qualunque governante, ma non evidentemente al presidente di questo paese.
Questa esibizione di noncuranza verso le logiche dell’economia piacerà di sicuro ai primatisti della politica, quelli che pensano che basti la volontà, meglio se di un uomo forte, per piegare le circostanze ai bisogni. Il che è sicuramente suggestivo e pare funzioni perfettamente, ma solo a patto di esercitare un controllo sulla società che noi occidentali, viziati dall’esercizio della libertà, giudicheremmo ripugnante. E tuttavia, per colmo di paradosso, proprio noi occidentali viziati sembriamo essere i più esposti a questo tipo di seduzione.
Aspettando che il tempo sciolga questo curioso enigma, contentiamoci di osservare come la fiera volontà del presidente turco, alimentata da logiche economiche vagamente bislacche, abbia già provocato il raddoppio dei prezzi non solo per le voci collegate al trasporto, nell’indice dei prezzi, ma anche per quelle che fanno riferimento al cibo o alle bevande.

Detto diversamente, per i turchi mangiare e muoversi costa già il doppio e anche più, rispetto a un anno fa. E poiché le retribuzioni continuano a crescere, anche se finora sembra meno dell’indice dei prezzi, tutto sembra congiuri affinché l’irresistibile inflazione turca, esplosa grazie a politiche monetarie che hanno condotto a una robusta svalutazione della Lira, e fermentata in un contesto internazionale che sfavorisce i paesi trasformatori privi di risorse energetiche (vi ricorda qualcosa?), diventi un fattore stabile del paese. Vedremo solo a questo punto, quanto conti la forza dei primatisti della politica.