L’inflazione ci ricorda la fragilità delle nostre previsioni

Una citazione ormai abusata ci ricorda che fare previsioni è difficile, specie quando riguardano il futuro. Perciò non dovremmo stupirci osservando i notevoli errori commessi dai previsori professionali sui livelli di inflazione osservati all’indomani dell’inizio dell guerra in Ucraina. E questo per una semplice ragione: nessuno la poteva prevedere. Meglio ancora: non era prevista in nessuno dei modelli matematici, fondati su algoritmi più o meno predittivi, che stanno alla base delle previsioni sul futuro che danno il ritmo al nostro presente.
Una volta che l’accaduto è stato “digerito” dal cervello automatico che regola le nostre previsioni, l’errore è stato in buona parte assorbito. Ed ecco perché nel grafico vedete, sul finire del 2022, l’istogramma declinare verso intervalli di errore più moderati, in linea con quelli che si osservano fra il 2000-2001, gli anni della bolla esplosa di internet, e fra il 2008-09 anni di deflazione improvvisa. A dimostrazione del fatto che i modelli predittivi sanno solo ragionare su quello che è successo, e produrre elaborazioni conseguenti. Ma sono del tutto disinformativi quando accade una novità. Il futuro, quello vero, le mette fuori gioco.
Non è questa la sede per raccontare la storia dei modelli previsionali, ne parleremo altrove, prima o poi. Però è utile da subito ricordare quanto sia fragile e spesso fuorviante la logica che li sorregge, e ancor di più l’epistemologia che li esprime. Questo non vuol dire che questi strumenti siano inutili. Ma dobbiamo sapere con che cosa abbiamo a che fare per valutare con giudizio l’oceano di numeri che originano.
Basare le scelte del presente su un futuro che conosce solo il passato è la perfetta trappola del rinascente determinismo che minaccia le nostre società, che sono libere proprio perché hanno capito che possono crearsi da sole il loro futuro. Le previsioni degli algoritmi non sono il nemico. Ma neanche sono nostre amiche. Al massimo, buone conoscenti.
C’è tuttavia un modo per evitare che “l’incidente” sia disastroso: ridurre la velocità! Ma questo purtroppo riesce difficile da fare in un sistema dinamico (economico-finanziario) che si regge solo sul principio di “accelerazione continua” o, come dice il Santo Padre Francesco, “rapidacion”
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