Etichettato: commercio estero istat
Cronicario: Crollano gli ordini all’industria. Aumentano i per favore
Proverbio del 18 settembre La fame non ha gusto
Numero del giorno: 172.000 Cittadini italiani emigrati in paesi Ocse nel 2018
Siccome la buona educazione è tutto nella vita non ci preoccupa affatto il crollo degli ordini all’industria che Istat molto gentilmente ci ha ricordato oggi, che eravamo di buonumore.
Per farvela breve, su base congiunturale il dato è in calo dello 0,5% mente su base tendenziale, ossia annua, dell’1% grezzo. Gli ordini dall’estero sprofondano (-2,9%) a differenza di quelli interni (+0,3). Segno più evidente che ormai a casa nostra comandiamo noi.
Chissà perché, sempre a luglio, si osserva che “i flussi commerciali con l’estero registrano una flessione congiunturale, più intensa per le esportazioni (-2,3%) che per le importazioni (-0,5%). La diminuzione congiunturale dell’export è da ascrivere al calo delle vendite sia verso i mercati extra Ue (-3,9%) sia verso i paesi Ue (-1,1%)”.
Ma come dicevo non abbiamo nulla di cui preoccuparci. Il cambiamento di governo determinato dal governo del cambiamento ci ha messo nella condizione ideale per risolvere queste situazioni. Arrivano meno ordini all’industria? Vuol dire che ormai chiedono tutti per favore.
A domani.
Cronicario: Aiuto mi s’è ammosciato il commercio
Proverbio del 18 settembre E’ con le proprie parole che si entra nei pensieri altrui
Numero del giorno: 23 mld Recupero evasione fiscale nel 2017 secondo la Boschi
Con grande cinismo, il vostro Cronicario riapre i battenti postando questa roba lanciata da Istat stamattina.
Capirete che m’è passata la voglia. Come si fa a riaprire bottega e dare notizie tristi come questa? L’ammosciamento del nostro commercio estero, in sostanza l’ossigeno della nostra economia, arriva proprio alla vigilia di una legge di stabilità che minaccia di diventare un’acquasantiera.
E tuttavia dovremo accontentarci. Fra gennaio e luglio l’avanzo commerciale ha superato i 25,6 miliardi, che sarebbero stati 45,2 se non avessimo dovuto pagare la nostra bolletta energetica, ancora sostenibile perché il petrolio non si decide a risalire. Rimane il fatto che l’export si sta raffreddando, sia verso l’area Ue che extra Ue, mentre l’import si surriscalda. L’ammosciamento fa temere che dobbiamo aspettarci sempre meno dal nostro commercio estero, e mi domando come faremo a reggere insieme un potenziale aumento dei tassi e un calo degli incassi dall’estero.
Per fortuna l’inflazione rimane bassa. Nel senso che finché rimane all’1,5%, come è stato ad agosto – in lieve accelerazione rispetto a luglio – pure se in deciso aumento rispetto a un anno fa, quando era allo 0,3%, la Bce ci penserà parecchio prima di iniziare a normalizzare la politica monetaria.
Ciò non vuol dire che non se ne parli. Proprio oggi Jens Weidmann, boss della Bundesbank, ha graziosamente ricordato al board della Bce, di cui fa parte e che potrebbe guidare dopo il nostro Supermario, che non dovrebbe perdere “il giusto momento per normalizzare la politica monetaria”. E quale sarebbe questo giusto momento?
Nel frattempo che ce lo fanno sapere, godiamoci uno dei più illustri primati italiani, che si premura di farci sapere l’istituto tedesco di statistica.
Il 29,1% di giovani italiani fra i 20 e i 24 anni non studia né lavora. Che cosa fanno tutto il giorno?
Beati loro.
A domani.










