Etichettato: demografia italia

Cartolina: Cinquant’anni di solitudine


Sono bastati cinquant’anni, peraltro di crescente benessere, per trasformare quelle che erano famiglie numerose in fabbriche di unigeniti. Nelle nostre case all’affollamento rumoroso della fratellanza si è sostituita la solitudine più o meno silenziosa del figlio unico su cui convergono attenzioni, aspettative e patrimoni, col risultato di gravarlo di un peso che una volta veniva suddiviso equamente e perciò risultava leggero. Ma questo sarebbe il meno. La pratica del figlio unico, già politica sperimentata dai cinesi con grave danno per la società e l’economia, prepara persone che un giorno, più o meno adulti, si troveranno senza più in dote legami famigliari. Ma probabilmente non se ne accorgeranno nemmeno.

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Cronicario: La vera decrescita felice italiana: quella demografica


Proverbio dell’8 febbraio Com’è l’insegnante, così sarà l’allievo

Numero del giorno: 112.000 Italiani emigrati nel 2017

Visto che non possiamo più lamentarci che non cresciamo – ormai il nostro pil veleggia stabilmente verso l’unovirgola – i teorici della decrescita felice troveranno di che consolarsi con l’autentico calo che non accenna ad arrestarsi: quello demografico. Date un’occhiata a questo:

Ricapitolo perché magari qualcuno fraintende. La popolazione è diminuita di 100 mila unità, nel 2017, e la nascite sono al minimo storico, decresciute anch’esse del 2% rispetto all’anno prima. L’età media del parto si è allungata ancora e ormai sfiora i 32 anni. Gli immigrati, che ormai sono circa cinque milioni, hanno limitato il calo della popolazione, visto che il saldo naturale dei cittadini italiani, ossia la differenza fra il numero dei nati vivi e i morti, è negativo per 241 mia unità, così come anche il saldo migratori degli italiani con l’estero (-72 mila).

E per concludere in bellezza, ricordatevi queste cifre: “Al 1° gennaio 2018, il 22,6% della popolazione ha un’età superiore o uguale ai 65 anni, il 64,1% ha età compresa tra 15 e 64 anni mentre solo il 13,4% ha meno di 15 anni. L’età media della popolazione ha oltrepassato i 45 anni”. Ora, non so a voi, ma a me sembra già un miracolo che un paese dove più di un su cinque è ultrasessantacinquenne cresca all’unovirgola. E temo che quest’andazzo dovremo pure farcelo piacere, visto che non s’intravedono spiragli di miglioramenti possibili. Anzi no, uno c’è: migliora la speranza di vita alla nascita. Guardate questo grafico che è il segnale più evidente del progresso.

La nostra speranza di vita alla nascita è stabile: 80,6 anni per gli uomini, 84,9 per le donne. Siamo sempre più vecchi e invecchiamo felicemente, a quanto pare. E mentre che ci penso, mi casca l’occhio su un’altra notizia, stavolta diffusa dall’istituto statistico francese.

Lasciate perdere la curva. E’ il commento la notizia. “Più si è agiati, più si allunga la speranza di vita”. Per dire: in Francia lo scarto fra un poveraccio e un riccone è di 13 anni. Non so da noi. Ma so che siamo sempre più vecchi. E improvvisamente capisco perché non c’abbiamo più tutta ‘sta voglia di crescere.

A domani.