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L’inflazione e l’economia della percezione

“Le aspettative sul futuro dell’inflazione giocano un ruolo cruciale nella guida dell’inflazione, poiché influenzano le decisioni sul futuro che possono influenzare i prezzi e le retribuzioni oggi”. Così, col tono di chi dice una cosa ovvia, il Fmi, commentando uno dei capitoli del suo ultimo Outlook Report, certifica quello che a molti di noi ovvio non risulta affatto: l’ingresso definitivo del mondo nell’economia della percezione.
E’ dai tempi di Keynes che si ragiona sul ruolo delle aspettative in economia, ma mai come ai giorni nostri l’ombra del futuro, ossia qualcosa di cui non sappiamo nulla, condiziona la forma del presente. Questa distorsione temporale, che ne implica una anche spaziale, ha trasformato l’economia, da disciplina solida, per quanto triste, affidata a ragionieri e imprenditori animali da spiriti belluini, in un affare da meteorologi della contabilità. Moderni aruspici del profitto o del livello generale dei prezzi, che si affidano alle visceri di un algoritmo abitato da statistiche, ossia dal passato. Guardiamo il passato per immaginare un futuro che forma il nostro presente, nel più classico dei corto circuiti. E’ una perfetto meccanismo di stritolamento dell’immaginazione.
Questa deriva non è certamente possibile fermarla: viene alimentata costantemente dal proliferare di report, review, bollettini, Def e Nadef vari, di cui questo blog è una pallida testimonianza. Però, e anche per questo servono queste righe, va osservata e soprattutto compresa quanto alle sue caratteristiche. Se vogliamo liberarci dalla schiavitù di un futuro pre-confezionato da misteriose aspettative formalizzate con strumenti di cui si ignorano i fondamenti epistemologici e che si accettano come un semplice atto di fede, dobbiamo innanzitutto conoscerlo.
Nel merito, queste aspettative sull’inflazione hanno iniziato a vedersi al rialzo dal 2021 crescendo man mano che l’economia si surriscaldava. Adesso sono viste al ribasso ma rimangono abbastanza bloccate nella parte core, ossia al netto di energia e cibi freschi. Il fatto rilevante è che queste aspettative sono diventare un driver importante nella crescita dei prezzi.

Ed ecco la novità. L’ombra del futuro diventa densa e appiccicosa, come i prezzi che finisce per esprimere. Questa evenienza complica non poco il lavoro delle banche centrali, visto che alcune simulazioni mostrano come “l’inasprimento delle politiche monetarie ha un effetto frenante minore sulle aspettative di inflazione a breve termine e sull’inflazione quando una quota maggiore di persone osservano l’economia guardando al passato”. Ossia quello che facciamo di continuo. Per dirla diversamente, le banche centrali devono spingere di più sul pedale della restrizione per compensare il fatto che guardiamo con la testa rivolta all’indietro.
Abbiamo creato la trappola perfetta: quella delle aspettative basate sul passato che condizionano il presente. Nessuno ha una minima idea di come uscirne.
