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Dalla padella fossile alla brace elettrica il passaggio è molto breve

Tutte le brave persone che vogliono salvare il mondo facendo la guerra a carbone, petrolio e gas, cattivissimi protagonisti del nostro riscaldamento climatico, dovrebbero dedicare qualche ora a sfogliare l’ultimo rapporto che Irena, l’agenzia internazionale per le energie rinnovabili, ha dedicato a un tema tanto interessante quanto trascurato dai tanti convinti che davvero l’elettricità salverà il mondo.

Due, in particolare sono le questioni che dovremmo avere sempre presenti quanto discorriamo di transizione energetica. Una la potete arguire scorrendo la tabella sopra che ho estratto dal rapporto. Ossia quella che ha che fare con una notevole concentrazione dei fornitori della materia prima che anima questa transizione. Una variabile geopolitica, insomma.

L’altra, che si tende altresì a dimenticare, è invece squisitamente ambientale, quindi dovrebbe stare a cuore ai nostri salvatori del pianeta: i costi ambientali di estrazione di queste materie prime. Uno dei tanti dossier aperti, esplorato nel rapporto, è ad esempio quello delle ricerche minerarie nella profondità degli oceani dove vivono pacificamente (per adesso) interi ecosistemi che “sono cruciali per la regolazione globale del clima e sono una parte importante delle reti trofiche marine”. Clima e cibo: ci risiamo.

E’ solo un esempio, ma serve per intendersi: non esistono pasti gratis. Né in economia, né nel campo dell’estrazione energetica.

Un altro punto interessante che vale la pena osservare è il confronto fra le fonti fossili e quelle che alimentano le rinnovabili.

Notate, in particolare, che mentre petrolio e gas hanno generato due trilioni di dollari di valore di esportazioni nel 2021, i minerali che alimentano la transizione energetica hanno generato 96 miliardi di dollari di esportazioni. E’ quindi un mercato notevolmente più contenuto, anche perché, ovviamente meno sviluppato. Questo significa quindi che non abbiamo un’idea di come sarebbe il mondo se fosse sviluppato quanto quello delle fonti fossili.

Non serve aggiungere altro. Chi ha voglia di capire meglio può leggere il rapporto e farsi una propria idea, col vantaggio di farsela in maniera informata. Quella che mi sono fatta io, scorrendolo, è che rimane sempre valida la saggezza di certi detti. Si può facilmente passare dalla padella (fossile) alla brace (elettrica). Specie se si sottovalutano le complessità celate dietro la tanto sbandierata transizione energetica. L’esito, insomma, non cambia: finiamo comunque cotti.

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