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Cartolina. Ricercare i ricercatori

Poiché ognuno è figlio della sua storia, non dovremmo stupirci che nel paese in cui si magnifica l’invenzione del Rinascimento, che ormai risale a mezzo millennio fa, si sia smarrita del tutto la capacità di fare ricerca. Ci siamo talmente crogiolati nella nostra eccezionalità, da diventare banali. Un popolo di spettatori e di tifosi che sogna per lo più di andare in pensione. Perciò, perché sorprendersi se i ricercatori, ossia coloro che portano avanti le idee, pesano si e no il 6 per cento della nostra forza lavoro? L’italiano medio è molto più interessato a godersi la vita che a fare ricerca, e le autorità non fanno eccezione: sono molto più interessate a distribuire prebende che a interrogarsi – e quindi interrogare il proprio popolo – su ciò che è davvero necessario per far crescere la nostra società. Manca persino la consapevolezza dei benefici che si possono trarre dalla ricerca, che qualunque psicologo può spiegare. Va la faccio breve: chi impara a ricercare, e si appassiona, vive sicuramente meglio di chi passa le giornate davanti alla televisione. Sotto ogni punto di vista. Per questo dovremmo ricercare i ricercatori. Il pil seguirà, come l’intendenza.
