Cronicario: Assumiamoci tutti alla faccia del deficit

Proverbio dell’1 ottobre Chi lavora come uno schiavo può mangiare come un re

Numero del giorno: 8,1 Tasso % disoccupazione eurozona ad agosto

Siccome comincia un nuovo mese e bisogna ancora sgomberare le macerie di quello vecchio – deficit previsti e quisquilie simili – il menù di oggi prevede buone notizie e idee ancora migliori che confermeranno, laddove ancora nutriate dubbi, malnati miscredenti, che il governo del cambiamento sta lavorando per tutti noi.

Cominciamo dal numeretto magico che sono certo guardiate tutte le mattine prima del caffè: il tasso di disoccupazione. Bene, ecco la buona notizia: è diminuito in tutte l’eurozona, e incredibilmente anche da noi. Parliamo di agosto scorso.

Siamo arrivati all’8,1% nell’EZ, a conferma del fatto che l’economia internazionale tiene ancora un bel ritmo di marcia. In sostanza siamo più o meno al livello registrato prima del grande crash del 2008. Va talmente bene che va bene pure da noi, dove però c’è sempre in agguato una qualche fregatura. E non lo dico io, ma l’Istat.

Ecco, l’ultima frase sibillina rivela l’atteggiamento pudico del nostro amato Istituto sul tema. Almeno nei commenti. Perché poi se uno si va a leggere tutta la release la pudicizia lascia il posto alla spietata logica dei numeri che la raccontano molto diversamente. L’occupazione è arrivata al tasso del 59%, che è un piccolo record storico per il nostro paese. Ma è vero pure che aumenta anche il livello degli inattivi che come sa chiunque abbia la pazienza di leggere TUTTA la nota Istat finiscono col contribuire al calo della disoccupazione. Traduco: ci sono meno disoccupati ANCHE perché ci sono meno persone che cercano lavoro e diventano inattivi.

Ed ecco che dice l’Istat: “Ad agosto si stima un aumento degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,3%, pari a +46 mila unità). L’aumento coinvolge principalmente gli uomini e si distribuisce in tutte le classi di età ad eccezione dei 35-49enni. Il tasso di inattività sale al 34,5% (+0,1 punti percentuali)”. Su base trimestrale “alla crescita degli occupati nel trimestre si accompagna il notevole calo dei disoccupati (-5,5%, pari a -154 mila) e l’aumento – meno ampio – degli inattivi (+0,4%, +57 mila)”. Questo mentre nei dodici mesi “a fronte della crescita degli occupati si stima un forte calo dei disoccupati (-14,8%, pari a -438 mila) e un lieve aumento degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,3%, +37 mila)”. A parte questa sottolineatura, le cose vanno bene, anzi benissimo. Al punto che  i nostri alfieri del cambiamento hanno già nuove brillanti idee per risolvere l’annoso problema. Non c’è malattia economica che un sano deficit positivo non possa curare, ormai è acclarato.

E così nel bel mezzo della mattina, uno dei due ministri e vicepremier (indovinate chi) se n’è uscito dicendo che gli piacerebbe proprio fare un piano straordinario di assunzioni in tutte le forze dell’ordine, vigili del fuoco compreso. E chissenefrega se c’è da fare altro deficit. Tanto poi ci vai il ministro Mammamia a litigare a Bruxelles (oggi per esempio). Peraltro di sicuro non sarà sfuggito al Nostro Mentore il dato pubblicato da Eurostat secondo il quale solo il 23,3% degli italiani cerca lavoro tramite i centri per l’impiego, che il governo del cambiamento vorrebbe persino potenziare. Il grosso, com’è da quando abbiamo memoria, chiede a parenti e ad amici,

a differenza di quanto accade in Germania, dove il grosso, il 73%, si rivolge al collocamento pubblico per trovare lavoro.

Eh vabbé ma adesso le cose cambieranno, statene certi. Le avvisaglie si vedono già. Nei palazzi altolocati l’idea circola e le anticipazioni del viceministro lasciano ben sperare. La disoccupazione, come la povertà. verrà abolita per decreto, semplicemente assumendo tutti gli italiani alle dipendenze dello stato. E’ l’uovo di Colombo: ci assumiamo tutti, ci paghiamo le tasse fra noi, ci produciamo quello che ci serve e ci compriamo il debito che facciamo per fare queste cose e poi digeriamo il tutto. Fino a quando un rutto non ci sveglierà.

A domani.

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