Russia e Cina aumentano la spesa militare

Gli ultimi dati Sipri sintetizzati da Bofit sulla spesa militare sottolineano la crescita notevole della spesa militare per i principali attori del gioco globale, con sorprese certo interessanti, come ad esempio la crescita in India del 6,8% nel 2019 rispetto al 2018, persino più elevato del +5,3% degli Usa, che della spesa militare sono ovviamente i campioni, e per ragioni evidenti.

Ovviamente è la spesa complessiva ad essere cresciuta, collocandosi ormai a quasi due trilioni di dollari (1,92, precisamente) in crescita – sempre nel 2019 sul 2018 – di un robusto 4% che denota non soltanto il vigore dell’industria delle armi, ma anche il suo irrobustirsi mano a mano che l’internazionalizzazione prende piede e diventa non più solo un gioco di commercio di beni e servizi o circolazione di uomini.

La globalizzazione è, e non potrebbe essere diversamente, un affare che molto ha a che fare con l’egemonia e le influenze, che non possono declinarsi senza avere alla spalle un robusto apparato militare. E questo vale sia per chi pensa di doversi difendere – la spesa militare saudita – sia per chi pensa di dover mantenere la sua posizione – la spesa Usa – oltre che per chi sta cercando di farsene una: la Cina.

Il grafico sopra, perciò, è una buona approssimazione del livello di globalizzazione che cresce in ragione diretta della capacità degli stati di attrezzarsi per confronti anche più aspri – se necessario – di quelli che coinvolgono di solito la bilancia delle merci.

La Cina, in crescita del 5,1%, e la Russia, del 4,5, manifestano semmai una tendenza interessante da sottolineare quando si noti che insieme, i due gemelli diversi della globalizzazione emergente, hanno speso 322 miliardi (261 la Cina, 61 la Russia), che equivale a meno della metà di quello che spendono gli Usa ogni anno per mantenere il suo potente e onnipresente dispositivo militare (732 miliardi). Ma al tempo stesso è evidente la rapidità con la quale questa spesa cresce, a dimostrazione del fatto che i due paesi non hanno nessuna intenzione di farsi distanziare troppo. E basta osservare in particolare l’istogramma giallo, che monitora la spesa cinese, per averne contezza.

Gli Usa, al contrario, hanno rallentato le spese già a partire dal 2010, rafforzandolo solo di recente, con ciò armonizzando le spese guerresche al linguaggio minaccioso del loro capo supremo, che per adesso le guerre le ha fatte solo al commercio. Anche il resto del mondo mirato dall’istogramma blu ha preso slancio. E questo vuol dire che il messaggio è arrivato. Forte e chiaro.

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