Central bank digital currency, la versione della Buba

Una cosa risulta chiara leggendo il breve ma molto istruttivo discorso di Burkhard Balz, componente del board della Bundesbank: le monete digitali di banca centrale si faranno e funzioneranno soltanto se insieme crescerà il coordinamento internazionale che dovrà fissarne le caratteristiche sostanziali.

Le CBDC (central bank digital currency), insomma, saranno l’esperimento più avanzato che servirà anche a testare l’efficacia di quella che, ironicamente, abbiamo chiamato l’internazionale dei banchieri centrali, nel disegnare il futuro della moneta, mai quanto oggi al centro di desiderata fortemente centripeti rispetto la modello tradizionale basato sul duopolio banca centrale/commerciale, sotto l’egida dei governi.

Perciò il nostro oratore, dopo una breve introduzione, arriva al punto: “La cooperazione internazionale sarà l’elemento chiave nel delineare il futuro ecosistema della CBDC”, visto che “ci sono alcune caratteristiche fondamentali e standard comuni preziosi per guidare un banca centrale quando decide di emettere una valuta digitale per il pubblico”.

Queste caratteristiche fondamentali sono convertibilità, interoperabilità e standard internazionali. La prima serve ad assicurare fiducia nella valuta – e questo spiega perché lo yuan inconvertibile anche se magari già digitale – sia ancora molto impedito nel suo ruolo di moneta internazionale. La convertibilità, infatti, garantisce al possessore della valuta che può cambiarla in qualunque forma egli voglia in qualsiasi momento.

Per interoperabilità si intende il fatto che la moneta possa circolare senza impedimenti in qualunque sistema dei pagamenti. Ma è lo standard internazionale della valuta, ossia la sua capacità di operare in maniera efficiente nei pagamenti transfrontalieri, a segnare il punto focale dell’interesse.

“Dal mio punto di vista – dice il banchiere tedesco – queste tre caratteristiche sono essenziali per una qualunque valuta digitale”. A patto però di far evolvere al tempo stesso anche il sistema internazionale dei pagamenti. Compito che peraltro fa parte della roadmap disegnata dal G20 per sviluppare i pagamenti transfrontalieri, nella quale anche la moneta digitale di banca centrale è entrata a far parte.

Ciò che risulta chiaro, infine, è che questa sfida per il futuro della moneta e dei pagamenti internazionali, in un mondo dove ogni giorno nuovi soggetti privati si candidano a fornire l’una e gli altri, le banche centrali – e i governi – non possono esimersi dall’accettarla.

“È responsabilità della banca centrale creare fiducia nella propria valuta e garantire che i pagamenti rimangano competitivi, innovativi e sicuri. Dobbiamo anche assicurarci che il denaro digitale di banca centrale sarà offerto in modo compatibile con l’economia digitale”.

Questo non è semplicemente un modo per garantirsi il futuro. Ma, per dirla con le parole di Lincoln citate nel discorso, “per creare il futuro”. La Buba, e le banche centrali unite, non si scomodano per meno di questo.

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