Gli effetti della politica monetaria sulla diseguaglianza
“È improbabile che la politica monetaria possa causare un aumento considerevole delle disuguaglianze, ma essa non dovrebbe neppure ignorarle”, scrive la Bce nel suo bollettino che contiene un articolo molto interessante e informativo sulla vexata quaestio delle varie diseguaglianze – di reddito, di ricchezza e di consumi – che affliggono il nostro dibattito pubblico, nella convinzione – più o meno sensata – che “disuguaglianze eccessive possono comportare costi macroeconomici e frenare la crescita economica”.
Giusto perciò domandarsi se le politiche monetarie in qualche modo favoriscano questa tendenza. Possibilità che la Bce tende ad escludere, partendo dalla considerazione che “a partire dagli anni ’80 nelle economie avanzate sono state tendenzialmente adottate strategie di politica monetaria abbastanza simili, per cui sembra improbabile che la politica monetaria contribuisca a determinare le variazioni tra paesi che sono state osservate”. Come dire: politiche monetarie simili non possono condurre ad esiti così diversi come quelli che abbiamo già osservato.

Questo non significa tuttavia che non esistano dei canali attraverso i quali la politica monetaria impatti sul reddito e soprattutto sulla ricchezza delle famiglie. Ad esempio modificando i tassi di interesse, la politica monetaria incide sulla retribuzione del risparmio e sul costo del debito, due variabili che generano effetti sul patrimonio netto di un soggetto economico.
Non c’è solo questo. La politica monetaria, per definizione, influenza (dovrebbe influenzare) i prezzi, quindi anche quelli degli asset. A questo proposito ” le fluttuazioni dei prezzi delle attività indotte da politiche espansive
avranno più probabilmente effetti positivi per le classi benestanti (e, in alcuni casi, per il ceto medio) nella misura in cui queste detengono attività a più lungo termine”.
Poi c’è anche un terzo canale che influenza stavolta reddito – non quindi la ricchezza/patrimonio – derivante dal fatto che le famiglie hanno una diversa elasticità rispetto al ciclo economico, che viene condizionato dalle scelte della banca centrale, che dipende dalle loro caratteristiche individuali. Che sono diverse, e quindi vengono amplificate dalla politica monetaria.
Quanto all’influenza dei tassi di interesse, il grafico sotto presenta alcune evidenze empiriche riscontrate dagli economisti della Banca.

In sostanza il ceto medio ha avuto un margine di interesse positivo, le famiglie più povere nessun cambiamento di rilievo, quelle più benestanti hanno registrato una perdita. “Pertanto gli effetti diretti di una riduzione dei tassi di interesse non sembrano incrementare le disparità di reddito”.
Interessante osservare quale sia stato invece l’impatto delle politiche monetarie sull’occupazione e quindi sui redditi.

L’allentamento monetario ha diminuito il tasso di disoccupazione per i lavoratori appartenenti al quintile più basso, mentre quelli del quintile più alto hanno ottenuto aumenti più rilevanti di retribuzione, se si osserva tale aumento in rapporto all’aumento dell’occupazione.
Detto diversamente, i quintili più bassi godono di un aumento medio superiore al 3% perché aumenta l’occupazione, ma su questo quintile, a differenza degli altri, ” la crescita salariale svolge un ruolo molto limitato”. La quantità delle retribuzioni compensa insomma la loro quantità. E questo spiega perché la Bce concluda che “nel complesso, si stima che l’impatto del PAA sul mercato del lavoro riduca in una certa misura le disuguaglianze reddituali”.
Rimane da osservare il terzo canale, quello che agisce tramite la composizione del portafoglio patrimoniale. Qui la considerazione è che l’allentamento monetario aumenta il valore delle attività, che sono ad esempio azioni – e quindi interessano in gran parte le famiglie ricche – ma anche i beni immobiliari che sono più diffusi. “Se si associano gli effetti sui corsi azionari a quelli sui prezzi delle abitazioni, il coefficiente di Gini relativo alla ricchezza netta, che fornisce una misura indicativa della disuguaglianza, rimane sostanzialmente invariato”, conclude la Bce.
Ricapitoliamo: gli allentamenti monetari secondo la banca centrale, nei vari canali considerati, non producono effetti significativi sulle diseguaglianze di reddito e di ricchezza. O almeno per adesso non si vedono.
(2/fine)
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