Dopo la scossa, sui mercati piomba l’incertezza

Proprio mentre chiudeva la sua quarterly review, dove notava la scossa subita dai mercati di fronte alle prime chiare manifestazioni di restrizioni da parte delle banche centrali, la Russia muoveva il suo attacco all’Ucraina provocando una serie di sanzioni senza precedenti.

Adesso la scossa, che in qualche modo era stata assorbita, è diventata incertezza, e di quelle angosciose. Non, quindi, la solita ignoranza del futuro che fa oscillare le aspettative, ma la paura del futuro, che le manda a picco.

Così leggere la ricognizione della Bis è molto utile per conoscere il punto di partenza dove ci ha trovato quest’ennesima crisi che inevitabilmente richiederà nuovi sforzi ed energie (anche economiche) per poter essere affrontata.

Dovremmo essere abituati ormai. L’emergenzialismo è la cifra costante delle nostre politiche economiche da diversi decenni e ci ha condotto dove sappiamo e abbiamo più volte illustrato: in un mondo – in particolare quello cosiddetto avanzato – estremamente ricco e per la stessa ragione dipendente dal debito – che oggi però si trova a dover fare i conti con una ripresa inflazionistica che sembra faccia vacillare il paradigma che finora lo ha sostenuto. Proprio di questo discutevano le banche centrali, e tutti noi al seguito, prima della deflagrazione ucraina. E i risultati di queste discussioni sono visibili dai grafici sotto.

In sostanza, la scossa maggiore l’ha avuta il mercato dei bond, ma non è andata meglio alle borse, mentre gli spread delle obbligazioni corporate si sono allargati, ma meno di quanto si temesse. Anche il calo di borsa ha coinciso con una rotazione settoriale degli investitori che hanno spostato i soldi sui segmenti di mercato meno sensibili agli aumenti di tassi, che tutti ormai danno (davano?) per scontato.

Perché il punto è proprio questo: cosa faranno adesso le banche centrali? Il percorso di normalizzazione monetaria, più volte annunciato e poi abortito, sembra di nuovo in discussione. La guerra potrebbe interromperlo come ha già fatto il Covid nel 2020, con l’aggravante però che oggi, a differenza di ieri, stiamo vivendo una crisi inflazionistica che la guerra non potrà che peggiorare.

Cosa dobbiamo aspettarci quindi? Nessuno lo sa, ma tutti temono che non sia nulla di buono. E questo è il punto.

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