La guerra frena la ripresina immobiliare italiana

L’ultimo sondaggio congiunturale sulle abitazioni pubblicato da Bankitalia ci dice due cose: la prima è che il mercato è ancora caldo, anche se certo ben lontano dalle temperature viste in altri paesi europei o negli Stati Uniti. La seconda è che la guerra ha gettato una secchiata d’acqua fredda sulle aspettative degli agenti e le intenzioni dei partecipanti, sia deprimendole con l’incertezza alimentata dal conflitto, sia scoraggiandole con l’aumento dei costi energetici che finiscono col ridursi in una diminuzione dei redditi reali.

Il quadro delle opinioni raccolte fra i 1574 agenti immobiliari interpellati dalla Banca, si può sintetizzare dal grafico sotto.

Prezzi ancora visti in rialzo dalla maggioranza degli intervistati, quindi, con tempi per le compravendite e sconti effettuati che si restringono.

Tutto ciò si riflette nell’aumento delle compravendite: la percentuale di agenzie che ha venduto almeno un immobile nei tre mesi considerati dalla survey è arrivata all’87,6%. dall’86,7 del trimestre precedente. La gran parte di questi agenti, l’80%, ha venduto case già esistenti. Le case nuove intermediate sono ridotte al lumicino.

Per converso, le condizioni della domanda sono viste in ribasso. Il saldo dei giudizi fra chi si aspetta un aumento degli acquirenti e chi una diminuzione è tornato negativo, e questo implica che i pessimisti sono più numerosi degli ottimisti.

Le aspettative, insomma, non sono le migliori.

Ovviamente le aspettative raccolte da Bankitalia sono estremamente volatili. Se finalmente arrivasse una normalizzazione del contesto internazionale, il mercato troverebbe nella sua spianta abbastanza inerzia da ripartire di slancio. Ma è una questione di tempo. Più tardi arrivano, le buone notizia, più si scaricherà la molla della ripartenza. E questo è chiaro a tutti.

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