Il mercato nella trappola della percezione

Gli economisti della Bis di Basilea, che ha pubblicato di recente la sua ultima rassegna trimestrale, osservano che nel periodo preso in esame (fra fine novembre e metà febbraio del 2023) i mercati hanno ritrovato il piacere del guadagno. Chissà perché – gli umori dei mercati sono misteriosi come quelli di ognuno di noi, pure se vengono ammantati di una qualche forma di razionalità – gli operatori si sono convinti che non solo l’inflazione volgesse al miglioramento, ma che fosse solo questione di tempo – quest’anno al più – perché la stretta delle banche centrali terminasse. Le aspettative – chissà quanto razionali – concordano sul fatto che l’anno prossimo gli istituti di emissione torneranno a più miti consigli. E con l’abbassamento dei tassi tornerà quell’allegria che oggi viene riservata solo a poche sedute di borsa.

Queste aspettative, nota la Bis, “erano in contrasto con le comunicazioni delle banche centrali”. Queste ultime hanno in qualche caso rallentato il ritmo degli inasprimenti, ma nessuna di loro si è sbilanciata a annunciare ulteriori rilassatezze. E tuttavia questo è bastato ad alimentare la percezione che ormai il peggio è passato, che a sua volta è destinata ad alimentare la delusione quando percepiremo che così non è.

La trappola della percezione, a ben vedere, è la peggiore nella quale i mercati potevano infilarsi. Ma non avevano scelta. In una società istantanea come la nostra non c’è tempo per pensare. Si può solo reagire. Che non vuol dire agire. Vuol dire fare quello che ci aspetta da noi.

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