Piccoli debitori (garantiti) crescono

Fra le righe della relazione annuale di Bankitalia leggiamo una notizia molto interessante: “Secondo i dati delle rilevazioni Taxia, nel 2022 il numero di mutui è cresciuto esclusivamente per la classe di mutuatari in
cui l’intestatario principale del contratto aveva un’età inferiore a 35 anni, arrivando a rappresentare
quasi il 40 per cento delle nuove erogazioni, la quota massima dal 2007″.

Traduco: l’anno scorso il 40 per cento dei nuovi mutui sono stati fatti da under 35. Ossia la famosa classe dei nostri concittadini che, secondo la vulgata, in buona parte non studia, né lavora, guadagna poco ed emigra appena può.

Sorge perciò spontanea la domanda: dove hanno trovato i soldi per comprare casa?

E’ chiaro che le vulgate sono da prendere con pinze. E che moltissimi under 35 hanno un lavoro e guadagnano pure bene. Anche perché per avere un mutuo devono offrire delle garanzie. E dando per scontato che alcuni avranno un sostegno da parte delle famiglie di provenienza, probabilmente a far la differenza è stata la decisione del governo di offrire una garanzia sulla prima casa.

In effetti, nota Bankitalia, i dati della Consap (Concessionaria servizi assicurativi pubblici), i finanziamenti garantiti dal Fondo prima casa per gli under 36 hanno raggiunto quota 84.000, per un controvalore di 10,8 miliardi, quando erano appena 4 miliardi nel 2021, che rappresentano i tre quarti della garanzie concesse.

Quindi i giovani italiani, più o meno sostenuti dalle famiglie e con la garanzia pubblica, nel 2022 sono stati i grandi protagonisti dei mutui immobiliari e del relativo mercato. Sarà interessante osservare come cresceranno questi piccoli debitori.

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Un Commento

  1. Avatar di Eros Barone
    Eros Barone

    Con la beneficenza governativa a favore della piccola borghesia continua, a spese della fiscalità generale, la politica premiale nei confronti di una classe che costituisce la base di massa dell’attuale esecutivo: politica basata sul connubio ideologico tra la linea della casa in proprietà e la subordinazione sociale.

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  2. Avatar di Eros Barone
    Eros Barone

    Certo che formalmente è interclassista, come lo fu quella democristiana e ancor prima quella fascista, ma solo chi distingue tra base di massa e base sociale può coglierne pienamente la natura (borghesemente) di classe e il carattere (borghesemente) demagogico, che ha ben colto quell’analista cui si deve la categoria interpretativa di “società signorile di massa”.
    Grazie della replica.

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  3. Avatar di Maurizio Sgroi
    Maurizio Sgroi

    salve,
    la categoria “società signorile di massa” è l’intelligente rappresentazione di un ossimoro che serve giusto a rappresentare quella che, secondo l’autore, è l’ambizione recondita di molti dei nostri contemporanei. Quella che Marx chiamava, se non ricordo male, la pratica dell'”ozio eroico”, riferendosi ai costumi aristocratici, mentre noi potremmo derubricarla a “ozio logorroico”.
    Fuor di metafora, avere tanti diritti, specie economici, per potere “godersi la vita”, come di recente ho sentito dire da un politico spagnolo, e come scandivano i giovani adolescenti francesi nel mitico ’68.
    Senonché il godersi la vita e basta, senza patirne anche i tormenti, è l’illusione di chi la vita forse non se l’è mai goduta davvero. Il sogno, vagamente vegetale, sia detto senza offesa per le piante, di una società senescente che vuole solo andare in pensione e, rumorosamente, spegnersi davanti a un qualunque schermo o display.
    Grazie a lei per la replica

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