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Cosa ci racconta il declino della natalità italiano

Con un tasso di natalità del 6,3 per mille nel 2024, quando era il 9,7 per mille nel 2008, è ormai quasi stucchevole parlare di declino demografico. Dietro la caduta dei tasso di natalità c’è molto di più, ovviamente, a cominciare dal fatto che aumenta il peso specifico degli adulti, e segnatamente degli anziani, sulla nostra società. Il declino demografico dovremmo chiamarlo con più precisione declino della natalità, che sta lentamente, ma inesorabilmente, rivoluzionando la nostra società e non solo la nostra.
Ciò che sta accadendo in molte economie avanzate è che il ceto emergente non è più quello dei giovani, ma quello degli anziani. Sono gli unici che crescono di numero. E’ un fatto storico: non è mai successo prima. E già questo meriterebbe più d’una riflessione. La tendenza è chiarissima e sarebbe poco saggio non interrogarsi sulle conseguenze di lungo periodo di un mondo coi capelli bianchi. Peraltro della parte più ricca del mondo.
Letti da questa angolazione, i dati Istat che aprono questo post non raccontano solo della sostanziale scomparsa della natalità italiana, che presto condurrà a un notevole spopolamento. Ma ci spiegano anche perché siano ormai solo gli anziani i protagonisti del nostro tempo. Basta sfogliare un qualunque giornale, che ormai leggono solo gli anziani, per rendersene conto.
L’ultima rilevazione Istat ci comunica anche altre informazioni. Intanto che “la diminuzione dei nati è quasi completamente attribuibile al calo delle nascite da coppie di genitori entrambi italiani, che costituiscono oltre i tre quarti delle nascite totali (78,2%)”.
A fronte di un calo complessivo delle nascite di 9.946 unità, i nati da genitori italiani, pari a 289.183 nel 2024, sono diminuiti di 9.765 unità rispetto al 2023 (-3,3%). “Le nascite da coppie in cui almeno uno dei genitori è straniero sono invece 80.761 (21,8%), sostanzialmente stabili rispetto al 2023, quando sono state 80.942 (-0,2%)”. La diminuzione registrata sui nati da genitori entrambi stranieri, pari al -1,7%, viene compensata dall’aumento dei nati in coppia mista (+2,3%).
SI nota un curioso paradosso. Istat scrive che le difficoltà ad avere il primo figlio, quanto quelle di avere il secondo dipendono da diversi fattori, che sono sostanzialmente di natura economica: “Allungarsi dei tempi di formazione, le condizioni di precarietà del lavoro giovanile e la difficoltà di accedere al mercato delle abitazioni”. Le coppie formate da italiani, lo abbiamo visto, sono quelle che guidano il calo delle natalità. In pratica fanno più fatica delle coppie miste e addirittura di quelle formate da stranieri. E questo malgrado sia presumibile abbiano radici familiari alle spalle. O forse proprio per questo?
Nessuno ha le risposte a domande che investono l’intera esistenza di una persona. Ma ridurre tutto all’economia sembra davvero poco utile a capire in profondità cosa sta succedendo alle nostra società.
Il declino, peraltro, si prevede prosegua anche quest’anno. I dati riferiti al periodo gennaio-luglio 2025 mostrano che abbiamo 13 mila nati n meno rispetto allo stesso periodo del 2024, e visti i tempi è del tutto improbabile che ci sarà un rush di nascita nell’ultimo trimestre dell’anno.
Un altro elemento che fa riflettere è che sempre più persone fanno figli fuori dal matrimonio, specie se sono molto giovani. Fare figli magari sì, ma sposarsi proprio no.

Ma parte le curiosità statistiche, il quadro generale ormai riserva poche sorprese e difficilmente ne riserverà in futuro. Il calo della natalità è legato anche, e forse soprattutto, alla riduzione costante delle donne in età fertile. Prima ancora dei figli, insomma, mancano sempre più le mamme. E per questo non c’è bonus capace di cambiare le cose.
Cartolina: Il reddito di figliolanza
Ora che mai come prima il popolo ha votato la fantasia al potere, ci sia consentito ricordare che l’Italia, malgrado sia sfuggito ai nostri promettenti politici, ha un problema più serio dei suoi cittadini senza reddito, che chissà quanto lo sono veramente. Ossia che nascono sempre meno cittadini. L’esperienza ci suggerisce che siano costoro – i cittadini di domani – ad aver diritto di essere considerati, persino più di quelli che oggi corrono a votare. Già adesso infatti abbiamo un numero di anziani che i lavoratori faticano sempre più a sostenere e peggio sarà in futuro. Gli ultra 65enni sono quasi il 35 per cento della popolazione lavorativa. Fra cinquant’anni, saranno più del 60. E siccome servono alcuni decenni per rendere capace di reddito una persona, sarebbe meglio iniziare da subito a stimolare la nostra natalità. Perciò, gentilissimi politici, invece del reddito di cittadinanza si potrebbe avere quello di figliolanza? Almeno pensateci, grazie.

