Ecco perché migliora il saldo italiano Target 2
L’ultimo bollettino di Bankitalia contiene diverse informazioni interessanti che ci aiutano a monitorare l’andamento del saldo Target 2, ovvero il sistema contabile che misura i flussi finanziari fra le banche centrali dell’Eurosistema e che tanta letteratura leggendaria ha stimolato. Ce ne siamo occupati più volte, quindi inutile tornarci sopra. Limitiamoci a illustrare gli ultimi aggiornamenti.
Cominciamo dai dati. A fine anno il saldo Target 2 è risultato negativo per 439 miliardi, 29 in meno rispetto a settembre e, scrive Bankitalia, “si è ulteriormente ridimensionato nella prima metà di gennaio”. Nel solo bimestre ottobre-novembre 2019 il saldo è migliorato di 62 miliardi. Un deciso miglioramento rispetto al dato del 2018, quando il saldo era negativo per oltre 480 miliardi.
Quali sono le ragioni di questo miglioramento? Com’è noto, il Target 2 fotografa gli afflussi e i deflussi di capitali dal nostro paese. Quindi un ingresso di denaro dall’estero, ad esempio l’acquisto di titoli pubblici italiani da parte dell’estero, viene registrato come afflusso, al contrario di quanto accade con le uscite.
Nel corso del 2019, e in particolare nel periodo autunnale, si è osservato un notevole interesse da parte degli investitori esteri nei confronti del nostro debito pubblico. Tra gennaio e novembre , infatti, costoro hanno effettuato acquisti netti per 108 miliardi, dei quali 90 in titoli pubblici del Tesoro “un importo – nota Bankitalia – superiore alle emissioni nette del Tesoro nello stesso periodo”. Per converso, gli italiani hanno effettuato investimenti esteri di portafoglio per 55 miliardi.
A questo andamento si è sommato il contributo del saldo positivo del conto corrente, che misura la somma algebrica delle nostre transazioni di beni e servizi con l’estero, che si è mantenuto attivo per un importo pari al 2,7% del Pil (circa 48,7 miliardi) grazie soprattutto al contributo delle merci.
Un terzo elemento, generato stavolta dalle politiche monetarie della Bce, si è aggiunto al trend che ha migliorato il saldo Target: ossia la raccolta delle banche italiane all’estero, risultata positiva per circa 23 miliardi “soprattutto in relazione alle operazioni di arbitraggio rese possibili dall’avvio del nuovo sistema di remunerazione delle riserve bancarie dell’Eurosistema, two-tier system”.
Ricorderete che la Bce ha deciso un doppio livello di remunerazione delle riserve bancarie detenute a Francoforte. In particolare si prevede che tali riserve abbiano una remunerazione nulla per l’ammontare pari a sei volte il requisito minimo e un tasso negativo per le riserve ulteriori. Questo sistema, spiega Bankitalia, “ha reso conveniente una redistribuzione della liquidità tra banche e sistemi bancari nazionali, determinando un afflusso di fondi verso gli intermediari italiani nel loro complesso”.
L’aumentata disponibilità estero verso i titoli pubblici italiani è probabilmente l’aspetto più interessante da osservare, anche per il significato, in termini di fiducia, che porta con sé. Ma come ogni cosa c’è sempre un risvolto della medaglia. Il miglioramento della valutazione dei nostri titoli, unito alla circostanza che sono detenuti all’estero, ha peggiorato la nostra posizione debitoria estera netta, passata dal 2,2% del pil di fine giugno al 3,1% (55,3 miliardi) di fine settembre. Ciò è stato determinato pressoché esclusivamente dagli aggiustamenti di valutazione generati proprio dal miglioramento dei nostri titoli, che ha addirittura più che compensato i nostri attivi di conto corrente.
Da qualunque lato lo si guardi, insomma, siano che all’estero lo comprino sia che lo vendano, il nostro debito pubblico rimane il problema. E nessuno, aldilà di certe fantasie, ha soluzioni.