Non fare l’Europa costa molto più di 2,8 trilioni

Il problema di fronte al quale ci troviamo noi europei è l’esatto opposto di quello lamentato da Massimo D’Azeglio all’indomani dell’unità d’Italia. Fatta quella, disse il letterato, pittore e politico del XIX secolo, rimaneva da fare gli italiani. Noi europei, invece, ormai più che fatti direi finiti, siamo ancora in attesa che si faccia l’Europa.

E a quanto pare dovremo ancora attendere a lungo, visto che l’argomento migliore che il Parlamento Europeo riesce a trovare per convincere gli indecisi – ossia i governi europei più che i cittadini – è che se la nostra struttura istituzionale fosse più robusta – se “facessimo l’Europa” sul serio – saremmo in grado di generare 2,8 trilioni di pil in più nell’orizzonte di scenario, che poi è il 2032.

Il pil, insomma. Il fatto economico che dovrebbe determinare la ragione politica, per la felicità degli orfani di Marx. L’Europa, nel suo cuore politico, mostra di rimanere robustamente ancora all’argomento misurabile – el dinero – e convincente per antonomasia per provare a sedurre gli scettici che dubitano delle riforme messe in campo e non ancora finalizzate. Ne ricordiamo solo due di cui abbiamo discusso più volte qui: l’unione bancaria e l’unione del mercato dei capitali. Che hanno a che fare col l’argent, ovviamente, ma perché come è accaduto sin dalla sua nascita l’Europa solo su das Geld ha trovato di che intendersi. Il denaro è davvero il linguaggio comune della nostra società.

Ma se davvero pensiamo questo, e abbiamo definitivamente abbandonato l’idea di poter costruire la nostra identità seguendo il retaggio di quello spirito europeo che attraversava l’Europa intellettuale già nel Settecento e anche dopo, quando era del tutto naturale per un governo avere un primo ministro di un’altra nazionalità e non esistevano confini impenetrabili né passaporti, allora eleviamo questo argomento al rango di universale e proponiamo ai nostri partner dell’Occidente e dell’Oriente un nuovo patto con l’argomento che avremo tutti più money.

Se inseguire la ricchezza vi sembra una motivazione poco nobile da mettere alla base di una nuova idea di convivenza, contentatevi di osservare che nella storia è bastato questo per trasformare in meglio le nostre società, pure se a costi rilevanti. L’Europa si inizierebbe a fare sul serio se si facesse portatrice di una proposta nuova, capace non solo di piacere a noi europei, che le vogliamo bene per stanchezza, ma anche ad altre regioni del mondo.

Nell’attesa che si faccia – la proposta, non l’Europa – contentiamoci del rapporto del Parlamento sul costo della non-Europa. Che è elevato. Ma più di quanto pensiamo.

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