Alcune evidenze circa la transizione energetica

Un interessante paper della Bis di Basilea pubblicato di recente ci consente di trarre alcune osservazioni circa lo sviluppo della cosiddetta transizione energetica, ossia quel passaggio che si vuole epocale fra un sistema socio-economico basato sul consumo di fonti fossili a un altro basato su fonti rinnovabili, che in pratica significa un cambio della materia prima alla base della produzione di energia. Dal petrolio al gas, ai minerali, alcuni molto rari, che sono alla base della tecnologia solare o eolica.
Un vaste programme, avrebbe detto un famoso generale francese. E tuttavia, ci si creda o no, sta andando avanti. Il grafico sopra mostra due cose: la prima (a sinistra) che la produzione di Terawatt/ora rinnovabili effettiva ha superato quella progettata fra il 2010 e il 2015. La seconda che il declino dei costi associati a queste produzioni è stato più rapido di quanto previsto.
Peraltro, a secondo dei vari scenari ipotizzati dall’IEA (International Energy Agency), questi costi sono ulteriormente previsti in calo da qui al 2030, con un picco del 40-60% per le produzioni di energia solare. Insomma, la transizione sembra ben intenzionata a proseguire, potendo persino contare su un notevole differenziale di costi finali per gli utilizzatori rispetto alle fonti fossili, che rappresenta per i consumatori un incentivo notevole.

Cosa può andare storto allora? E’ troppo presto per dirlo. Ma intanto possiamo osservare che questa crescita imprevista di consumo di rinnovabili può intanto generare un calo relativo del consumo di fonti fossi altrettanto imprevisto, con ciò che ne consegue sul versante macroeconomico. E in effetti ormai da un quindicennio di osserva una evidente preferenza nei consumi delle fonti rinnovabili rispetto alle fossili.

Vedremo nei prossimi giorni altre interessanti evidenze. Intanto vale la pena concludere questa prima puntata di questa mini-serie ricordando che l’ultima transizione energetica di cui abbiamo memoria è stata quella dalla legna al carbone, avvenuta nel corso del XVIII e XIX secolo.
All’epoca ciò che accadde fu una radicale trasformazione dei mezzi di trasporto merci (dai canali alle ferrovie) e delle persone (dalle carrozze ai treni), e quindi la distruzione di un certo tipo di indotto – i produttori di biada o i costruttori di chiatte – e la nascita di uno nuovo (ad esempio lo sviluppo delle produzioni di acciaio). La vicenda è riepilogata nella mia Storia della ricchezza, se avete voglia di approfondire.
Ciò per dire che se la nostra attuale transizione energetica proseguirà, possiamo solo provare a immaginare i cambiamenti che andrà a produrre, ma probabilmente ne interverranno altri del tutto imprevedibili. Nell’Ottocento lo sviluppo delle ferrovie alimentò lo sviluppo del capitalismo di massa. Quello che produrrà l trazione elettrica nel XXI lo scopriremo solo vivendo.
(1/segue)
Se vi piace quello che pubblica questo blog e volete sostenerlo, potete farlo comprando la Storia della ricchezza, il mio libro edito da Diarkos (tutte le info a questo link) che molto deve a questo lungo percorso che abbiamo iniziato oltre dieci anni fa. Lo trovate in tutte le librerie e anche on line. Su Amazon sta già scalando le classifiche della sua categoria. Aiutatelo a crescere. E buona lettura.
