Cronicario: British moment, ma poi passa
Proverbio del 24 gennaio Dare il buongiorno non è ancora segno di amicizia
Numero del giorno: 1.000.000.000.000 Debito per mutui in UK
Comincia così
con British Telecom che prende una schicchera di quasi il 17% di prima mattina perché i soliti italiani hanno fatto pasticci sulla contabilità. Provo un moto d’orgoglio e mi ricordo delle parole di un nostro illustre concittadino che ci ha pure scritto un libro.
La Reuters scrive addirittura che BT rischia di lasciare definitivamente l’Italia, in conseguenza dell’accaduto. La Brexit de noantri.
Poi prosegue così.
Con l’ONS, poverina, che lancia la sua release prevista sui conti pubblici britannici che parlano di deficit in lieve calo a dicembre 2016 sul 2015 e debito pubblico, escluso quello per le banche, a 1.698 miliardi di sterline, ossia l’86,2% del pil, cresciuto di 91,5 miliardi, circa 251 milioni al giorno.
E poi finisce così.
Non è il risultato di un referendum, ma la risposta della Corte suprema britannica all’istanza del governo di attivarsi da solo il protocollo di uscita dell’Ue. Niet: deve farlo il Parlamento con legge apposita che già qualcuno si è sbrigato a preparare. Intanto il risultato è questo:
Ovviamente la decisione della corte non c’entra niente. La sterlina era salita parecchio nei giorni scorsi, dopo il discorso della May sull’Hard Brexit e oggi si è sgonfiata un po’. Però questo scivolone mi ha fatto capire una cosa semplice: stavo vivendo un British moment, quello sgonfiarsi di bolle, per lo più mediatiche, che provoca irritazioni o, nei casi più benigni, pruriti occasionali. Di buono c’è che passa subito.
E infatti dopo un po’ della sterlina e dei suoi tormenti parlano solo i politici, ossia nessuno. Mentre le notizie vere mi fanno deragliare altrove. Ad esempio qui.
Se Trump ha visto questo grafico, dopo aver stracciato il TPP, peraltro già bello che defunto da tempo, accende un fuocherello sotto il NAFTA. E già me l’immagino i messicani.
Altrettanto interessante per Trump e i suoi accoliti sapere che la produzione di greggio è ripartita alla grande. Ma stavolta l’Opec non c’entra. E’ tutta farina del sacco Usa. Anzi shale. L’Opec incredibilmente rispetta i patti e taglia, e gli Usa aumentano, come da programma. Un giorno qualcuno ci spiegherà come mai i produttori si siano accordati sapendo perfettamente di fare il gioco Usa.
Infine Una notizia che mi sembra descriva assai bene lo spirito del tempo. Secondo qualcuno, l’80% delle banche centrali sta pianificando di comprare più azioni, sostanzialmente per tenere svegli i mercati.
La trappola del QE, come l’ha saggiamente chiamata qualcuno, si scopre sempre più complessa e difficile da evadere. E forse neanche lo vogliamo.
A domani.