C’era una volta l’accordo fra Cina e Usa
Dicono che sia ancora valido l’accordo commerciale siglato ad inizio d’anno fra Cina e Usa, col quale Pechino si impegnava a comprare merci per 200 miliardi dagli Usa in due anni, prologo del riequilibrio commerciale fra i due paesi che Trump ha messo alla base della sua politica estera e interna.
Dicono che l’accordo sia ancora valido, i due presidenti, malgrado nel frattempo sia intervenuta una pandemia che ha sconvolto produzione e commercio internazionali, incattivendo anche notevolmente le relazioni bilaterali, fra accuse americane di reticenza sull’emergenza sanitaria e repliche piccate dei cinesi, che arrivano alla minaccia, seppure velata, non appena gli Usa tirano in ballo Taiwan, come hanno fatto di recente, scoprendo persino il segreto di Pulcinella che ogni tanto si finge di dimenticare: il confronto fra i due colossi ha molto a che fare anche con la tecnologia, come peraltro mostra chiaramente il caso Huawei, e viene suonato lungo lo spartito degli infiniti punti di frizione che possono emergere fra la potenza egemone e quella emergente.
Il caso dei microchip di Taiwan, con la Taiwan semiconductor che dovrebbe aprire una fabbrica in Arizona, è solo l’ennesimo epifenomeno di un conflitto neanche troppo strisciante già abbondantemente documentato anche qui.
In questo contesto, dicono sempre i due presidenti, come ben ci ricorda un post di Bofit, che l’accordo commerciale è ancora vigente, fra le minacce di Trump e le assicurazioni di Xi. Peccato però che alle tante parole facciano seguito fatti scarsini, almeno se li contiamo col metro degli scambi commerciali effettivi.
Il grafico parla chiaro e non ha bisogno di molti commenti. Il primo quarto ha registrato importazioni cinesi dagli Usa assai inferiori a quanto servirebbe per raggiungere i target previsti dall’accordo e l’istogramma giallo serve a quantificare il gap che la Cina dovrebbe coprire per rispettare le quote previste quest’anno.
Dicono, perciò, che sia ancora valido quest’accordo invernale che così tanto aveva fatto sperare per il raffreddarsi delle tensioni fra i due contendenti. Ma forse perché bisogna intendersi sul significato di questo termine. Forse la Cina comprerà quanto promesso, magari invocando un proroga che in tempi di coronavirus non si nega a nessuno, ma che questo rispettare gli accordi commerciali sia il sintomo di un accordo equivale a credere che basti essere in rapporti d’affari per diventare amici. L’accordo commerciale magari ci sarà ancora. Ma solo quello.