Cartolina. Casa, cara casa

Serviva la pandemia, evidentemente, per dare una scossa al mercato immobiliare italiano da anni in sostanziale catalessi. Superato il buio dei lockdown, gli italiani hanno messo mano al portafoglio – chi ce l’ha abbastanza capiente e non sono pochi – e hanno cominciato a far risalire compravendite e prezzi. Ma è cresciuta anche la voglia di case più grandi e magari indipendenti, con spazi esterni e altre comodità, che ovviamente finisce col rivolgersi fuori dai grandi centri, dove questi beni sono scarsi e perciò troppo cari. La pandemia, insomma, ha alimentato quella voglia di rinchiudersi in sobborghi, più o meno remoti ma iperconnessi. La subutopia degli anni ’50 torna a far capolino, fra promesse di smart working e miraggi di elegie bucoliche declinate in wireless. Durerà il tempo che i prezzi dei sobborghi, vittime anche loro dell’implacabile litigio fra domanda e offerta, cresceranno abbastanza da far tornare la nostalgia dell’ufficio e della congestione metropolitana. La dolce casa di campagna finirà di nuovo fuori moda a vantaggio della cara casa di città. Sarà il segnale definitivo della fine della pandemia.

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