Gli infaticabili lavoratori europei

Pochi si sono accorti di uno storico sorpasso avvenuto insieme alla pandemia, che però si stava preparando da tempo. Il tasso di partecipazione dei lavoratori in età avanzata in Europa ha staccato di diversi punti quello degli lavoratori statunitensi. Detto semplicemente: in Europa, a una certa età, si lavora di più che negli Usa.

Chi l’avrebbe detto? E neanche finisce qua. Secondo la Commissione europea, che ne ha scritto in un rapporto del 2021, questo tasso di partecipazione continuerà a salire fino al 2040, stabilizzandosi intorno al 72 per cento per i lavoratori fra i 55 e i 64 anni e al 20 per cento, che significa uno su cinque, per quelli fra i 65 e i 74 anni. Negli Usa invece chissà. Dopo il boom di pensionamenti osservato durante la pandemia, alcuni credono che il tasso di partecipazione, prima abbastanza stabile, si sia orientato al ribasso in maniera permanente, anche se forse è prematuro parlare di trend.

In Europa si è osservato al contrario. Il lavoratore europeo si è scoperto infaticabile, anche in età avanzata. Forse certe riforme pensionistiche hanno contribuito a persuadere alcuni che sia meglio lavorare qualche anno in più per raggranellare una pensione dignitosa. Oppure i lavoratori europei hanno capito prima degli americani che l’avanzata dell’età media più lunga implica per forza una vita professionale più lunga. Rimane il fatto. Forse anche la pensione. Ancora per un po’.

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