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Cronicario: Fra Brexit e Hillary Trump, la fine del 2016 è #MesChina
Rispondete subito senza pensarci: la Cina è un’economia di mercato? Smettetela di ridere e prendetela sul serio. Almeno quanto la prendono sul serio a Bruxelles quelli della Commissione Ue, che entro un mesetto dovranno rispondere a questa domanda. Mi figuro la buonanima di Von Mises, il grande teorico del calcolo come costituente di un’economia di mercato, che dimostrò l’impossibilità di un calcolo economico in un’economia socialista. Oggi temo faticherebbe a spiegare a Bruxelles che un’economia dove gli investimenti pubblici sono la metà del Pil e dove si fanno i piani quinquennali solo con molta fantasia filologica può essere considerata un’economia di mercato. Ma vabbé, siamo in piena hybris creativa, perciò vincono senza i dubbio i creatori dell’hashtag #MesChina, che ha ispirato #NoMeSChina sponsorizzato da quelli che domani saranno a Bruxelles e altrove per invitare lorsignori a dire no al market economy status (MES) per l’aspirante Impero d’Oriente (China).
#MesChina, peraltro, è proprio la fine di questo 2016. Pensate all’Impero d’Occidente: non è che se la passi benissimo. I lettori di Cronicario sanno già che Hillary Trump vincerà le elezioni e cosa ciò significhi. E sanno pure che l’Impero è ancora scosso dopo la botta di Brexit di giugno scorso. Ci mancava pure adesso che l’Ue – dico l’Ue – decida se la Cina è o no un’economia di mercato. Figuratevi se questa cosa agli imperatori piace. Proprio per nulla. E secondo me piace ancor meno ai cinesi, che già devono archiviare un mese di ottobre con l’export in calo del 7,3% e l’import dell’1,4. Dov’è finito il miracolo cinese? Vorranno mica fa’ davvero gli americani?
Stando a Bloomberg, che racconta dell’aumento del 20% delle vendite di auto in Cina per questioni fiscali sembra propri di sì. Ma Per il momento l’unica cosa che emerge è che il surplus cinese nei confronti degli Usa si restringe sempre più,
e questo dà una coloritura ulteriormente #MesChina a tutta la vicenda.
Ai tormenti imperiali si aggiungono le seccature delle periferie che pensano di essere determinanti. Come l’Ue, appunto. Solo che stavolta è il turno dei petrolieri che questo mese sperano di arrivare a un accordo per congelare la produzione per sostenere i prezzi, che già tornano a vacillare. Ne avrebbero ben donde, secondo questo grafico:
Anche questa, se ci fate caso, è una vicenda #MesChina. Ma d’altronde, se il petrolio non risale che ne sarà delle magnifiche sorti dei metodi alternativi di estrazione, che hanno il grave difetto di costare più di quanto rendono a queste quotazioni. Non pensiate che esagero, leggete questo.
Ma la notizia più triste del giorno è senz’altro un’altra: la produzione industriale tedesca è crollata dell’1,8% a settembre. Pure i tedeschi si stanno immiserendo, e sono certo che molti stappano lo champagne che hanno comprato con soldi presi a prestito. Vicenda assai #Meschina pure questa se ci pensate.
Per concludere in bellezza mi consolo con i giapponesi, ossia i cinesi degli anni ’80. Dove vanno loro andiamo noi. E allora vedo la faccia del premier Abe, che promette l’ennesimo stimolo fiscale nel 2017, e mi convinco
La fine d’anno sarà davvero #MesChina. D’altronde è un anno bisestile.
A domani.