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Cronicario: L’Europa ride, l’Opec piange. La Cina è la cura
Proverbio del 12 aprile Le ferite provocate dalle parole non guariscono
Numero del giorno: 29,2 % di consumatori di alcolici fuori pasto in Italia
Siccome alla fine ci dicono che è tutta una questione di soldi, rifatevi gli occhi con gli ultimi conti dei settori istituzionali dell’Eurozona. Mi limito alle famiglie perché in fondo raccontano tutta la storia.
Come vedete non si può dire che viviamo sotto il sole splendente di luglio, ma il freddo dell’inverno è un lontano ricordo. Sempre in media, ovviamente, quindi con un sottofondo di bugia. E’ interessante notare che pure Eurostat ha diffuso i dati del quarto trimestre.
Notate che il tasso di risparmio è lievemente diminuito, mentre quello di investimento è rimasto stabile, all’8,5%. Ciò implica necessariamente, visto che i redditi sono cresciuti, che siano aumentati i consumi, che infatti, e non a caso, hanno guidato la crescita dell’area nel 2016, anno in cui l’EZ ha persino superato gli Usa nella crescita del Pil.
L’Europa insomma può (o almeno dovrebbe) stare allegra. E invece facciamo di tutto per deprimerci, pensando ad esempio alle elezioni francesi, che hanno scatenato i Grandi Cazzeggiatori del cronicario globale. Evito la trappola e scappo in Gran Bretagna, con la scusa che sono usciti gli ultimi dati sul mercato del lavoro, che sono niente male per gli standard Uk.
Ma la notizia più divertente la leggo sul WSJ: “La produzione di petrolio Opec declina, mentre quella di shale Usa aumenta”. Ora non è che servisse essere fenomeni per capire che sarebbe successo. Però a quanto pare sì. Rimane il fatto che la produzione Opec a marzo è vista in calo a fronte di un notevole aumento della scorte.
Che fine farà il prezzo del petrolio? Per ora resiste. Un po’ come fa il commercio internazionale previsto in crescita nel 2017. Semmai è l’Opec che piange. Resisterà con questi tagli? Ah saperlo.
Infine una notizia di colore che di sicuro apprezzeranno gli assai amati lettori di Crusoe, che se ancora non lo conoscete non è mai troppo tardi, che giusto un paio di settimane fa sono stati intrattenuti con il racconto delle meraviglie del settore farmaceutico e della straordinaria crescita della Cina in questa industria. Oggi anche il WSJ se n’è accorto.
L’Europa ride, l’Opec piange. La Cina è la cura.
A domani.
Cartolina: Diseguaglianza dell’età
Crescendo scambiamo tempo con denaro, almeno chi riesce a compensare il decumulo della vita con l’accumulo di ricchezza. Una magra compensazione, ma molti si accontentano di poco. Gli altri, la gran parte che non capitalizza, invecchia e basta. E tuttavia nell’arco di una vita la consolazione di un piccolo patrimonio, sogno di ognuno divenuto realtà al tempo del risparmio come diritto, del Tfr e della pensione, è di gran lunga più diffuso di quanto certe cronache del piagnisteo ci rappresentino. In media – e come in ogni media con un sottofondo di bugia – gli anziani hanno più denaro dei giovani, ricchi solo di futuro, proprio perché hanno speso più tempo. Un mondo fa i giovani potevano sopportare la ricchezza degli anziani, che voleva dire anche pagare loro una pensione generosa, perché gli anziani erano pochi. Ma poi, un mondo dopo, gli anziani sono diventati troppi e i giovani pochi. Le pensioni sono rimaste, però, sommandosi alla ricchezza cumulata in una vita. E i giovani si sono scoperti ultimo anello della catena sociale. Senza niente, a parte un tempo svuotato persino delle sue promesse. Alla diseguaglianza delle opportunità, che da secoli corruccia i popoli, se n’è aggiunta una peggiore, perché non v’è ricetta alcuna che possa mitigarla. La diseguaglianza dell’età.








