Dal sistema di pagamento alla piattaforma monetaria digitale

Una volta chiarito in che modo le valute digitali possano diventare concorrenziali rispetto alla tradizionali valute “analogiche”, dobbiamo fare un passo in avanti e ragionare sul modo in cui la moneta digitale va a impattare sul sistema dei pagamenti, ossia l’altra costituente del sistema monetario, che possiamo rappresentare come una ideale conduttura lungo la quale la moneta viene veicolata.

Tradizionalmente i sistemi di pagamento hanno come protagonisti le banche centrali e le banche commerciali attorno alle quali ruotano i vari agenti economici. Si tratta di sistemi complessi e articolati, che non serve qui approfondire ai fini del nostro discorso. Basta ricordare che sono sistemi che esprimono una forte vocazione pubblica proprio come la moneta che circola al loro interno.

E qui veniamo alla differenza principale, che è innanzitutto istituzionale, fra i sistemi di pagamento e le piattaforme digitali. Queste ultime sono tipicamente considerate mercati dove venditori e compratori si incontrano per scambiare prodotti come accade quando usiamo Amazon. Si entra nel marketplace, si sceglie un prodotto, si dà un numero di carta di credito e si perfeziona un acquisto che viene consegnato a domicilio. Questa semplice operazione coinvolge diversi soggetti, fra i quali anche il sistema dei pagamenti tradizionale, che processa il trasferimento di denaro. Ma cosa succede se la piattaforma diventa il sistema di pagamento?

L’evoluzione tecnica ha reso sensata questa domanda, visto che già ci sta conducendo all’introduzione di una valuta digitale nelle piattaforme, trasformando questi strumenti in ecosistemi all’interno dei quali l’interazione fra i vari soggetti si svolge compiutamente. “Gli strumenti di pagamento digitali associati alle piattaforme – scrivono gli economisti autori del paper Nber – uniranno efficacemente le funzionalità tradizionali  del denaro con le funzionalità e i dati della piattaforma”.

La potenza “aggregativa” della valuta digitale “contrasta con il ruolo disaggregato delle reti digitali”. Significa in sostanza che l’avvento delle valute digitali trasformerà le piattaforme informatiche in qualcos’altro di ben diverso da un semplice network. “I dati registrati e condivisi su una piattaforma possono essere utilizzati per formulare raccomandazioni agli utenti, per costruire sistemi di reputazione,
o per abbinare efficacemente gli utenti tra loro, tra le altre possibilità. Le grandi piattaforme commerciali e sociali, come quelle gestite da Amazon e Alibaba, presentano molte di queste funzionalità”. Detto altrimenti, le piattaforme tendono a creare relazioni digitali che, associate alla disponibilità di una moneta, somigliano sempre più a vere e proprie cittadinanze digitali. Gli user non scambiano più solo beni e denaro, ma condividono anche un denaro comune gestito dalla piattaforma come se fosse una banca centrale.

In sostanza l’incorporazione del sistema di pagamento nella piattaforma comporta che quest’ultima non solo disponga delle informazioni relative ai gusti e le abitudini del consumatore, ma conosca nel dettaglio anche molti movimenti finanziari e quindi acquisisca dati patrimoniali, magari fornendo anche servizi specifici (consulenza per gli investimenti, ad esempio). Questo combinato disposto genera un unicum capace di mettere facilmente fuori mercato gli operatori tradizionali, ossia il sistema bancario.

Pensate alla valutazione di un rischio per la concessione di un prestito. Una banca per svolgere questa attività può attingere solo alle informazioni patrimoniali. Una piattaforma digitale anche alle vostre abitudini di consumo, che possono contenere elementi di rischio e quindi cambiare il merito di credito. Dipende dall’algoritmo.

Questi pochi elementi bastano a spiegare perché gli autori del paper ritengano che “la natura delle piattaforme potrebbe anche cambiare il panorama competitivo dell’economia”. Queste entità “possono tendere verso monopoli” o verso “una inversione dell’organizzazione industriale corrente delle attività finanziarie”.

Il grafico sopra spiega bene quanto abbiamo detto prima. Il modello tradizione “bancocentrico” potrebbe essere sostituito da un sistema “piattaformacentrico” dove le attività bancarie sono un semplice aspetto dell’insieme delle attività offerte dalla piattaforma. “In questo nuovo tipo di gerarchia finanziaria, gli istituti finanziari tradizionali come le banche potrebbero essere sostituiti da filiali fintech
dei sistemi di pagamento”.

Per la cronaca, è giusto sapere che “questo tipo di organizzazione industriale è già fiorente in alcuni paesi”. Parliamo della Cina, ad esempio, dove Yu’e Bao, che è una filiale di Ant Financial (La filiale finanziaria di Alibaba), è diventato il più grande fondo comune di investimento del mercato monetario al mondo. Un altro esempio: Sesame Credit, un’altra consociata di Alibaba, è emersa come sistema dominante di valutazione del credito. “L’idea è che le persone vivano la propria vita attraverso questa piattaforma “, ha detto un portavoce di Ant Financial a The Guardian. Un pensiero sicuramente assai diffuso fra i gestori delle varie piattaforme.

La Cina è sempre dove Alipay e WeChatPay, che emettono valute digitali, hanno diffuso applicazioni che permettono di scambiare denaro fra i conti correnti bancari. E non ci sarebbe nulla di strano che laggiù si sviluppasse uno scenario più radicale, quello in cui un soggetto emetta moneta, sulla base di depositi detenuti presso grandi banche, e i cittadini accettino di usare la sua moneta anziché quella tradizionale. Sul modello di Libra, per intenderci. Ed è a questo punto che la storia può trovare il suo momento di svolta.

(4/segue)

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