La globalizzazione del dollaro. Quando i soldi finiscono
Ora che il meccanismo è stato descritto nelle sue coordinate principali e nelle sue fragilità, è il momento di vederlo all’opera per capire come si comporti quando è sottoposto a sollecitazioni critiche, che nel nostro tempo non mancano mai. Quella determinata dalla pandemia, ad esempio, che ha replicato, approfondendoli, gli stress ai quali i mercati finanziari avevano già assistito dieci anni prima, quando la Grande Crisi Finanziaria fece temere l’apocalisse.
Quando la globalizzazione del dollaro entra in crisi, solitamente a causa di uno shock più o meno profondo, accade quello che ci si può facilmente aspettare: i soldi letteralmente spariscono. I dollari, sarebbe meglio dire, se non fosse che quando parliamo di globalizzazione, ai giorni nostri, i soldi sono i dollari, pure se altre valute coesistono e soffrono insieme a noi.
La scomparsa dei dollari, ovviamente, è un’iperbole che serve solo a esprimere con linguaggio letterario ciò che in lingua economica viene descritta come un aumento dei costi di provvista. Detto altrimenti, i dollari diventano più costosi perché ne iniziano a circolare meno, e perciò finisce sempre con la Fed, che non è la banca centrale universale ma in pratica si, deve allargare i cordoni della borsa e oliare a più non posso gli ingranaggi del meccanismo, che sennò rischia di incepparsi.
Durante il periodo più acuto della crisi Covid, possiamo intuire le condizioni dei mercati finanziari guardando i grafici sotto.
Il pannello di sinistra evidenzia l’impennata dei costo del funding a breve termine, che ha generato effetti notevoli anche sui mercati valutari, specie quelli asiatici (pannello centrale) mentre l’indice del dollaro si impennava (pannello di destra). Tradotto vuol dire che i dollari diventavano più rari e quindi più cari e perciò la moneta Usa si rivalutava sulle altre. Un meccanismo che si ripete con regolarità ogni volta che c’è uno scossone. Gli specialisti la chiamano ricerca di sicurezza. Probabilmente perché il dollaro, più che i fondamenti economici, ha robusti fondamenti politici.
A cambiare, in ogni crisi, sono semmai i moventi di questo meccanismo. I driver che guidano l’apprezzamento del dollaro che dipendono ogni volta dalla configurazione che i mercati hanno assunto dopo la crisi precedente. Ma su questo le analisi diventano difficoltose. E tuttavia, anche se cambiano le entità e il modo in cui si procacciano il denaro – ieri tramite banche oggi tramite intermediari finanziari non bancari – rimane il problema: i soggetti economici che agiscono sui mercati internazionali devono procurarsi dollari per soddisfare le loro esigenze e quando temono che verranno meno, parte una corsa all’accaparramento che produce il doppio effetto di far salire i prezzi della valuta mentre si deprimono i corsi azionari e obbligazionari, visto che molte di queste entità corrono a vendere ciò che possono per recuperare risorse. E questo spiega anche perché i paesi emergenti abbiano patito deflussi così importanti.
Nella crisi Covid sono state proprio le istituzioni finanziarie non bancarie a far salire la domanda di liquidità in dollari – con le conseguenze che abbiamo visto – probabilmente perché su di loro si è spostata molta parte del funding internazionale dopo le riforme iniziate con la GCF che ha spostato il fardello della globalizzazione del dollaro dalle banche alle non banche. Al contrario, quando scoppiò la crisi del 2008 furono le banche l’epicentro della crisi. In entrambi i casi, è dovuta intervenire la Fed, e a seguire le altre banche centrali, per placare i mercati.
Ovviamente non è possibile sapere come si riconfigureranno gli attori del sistema globale dopo che la crisi Covid, per il momento superata sui mercati finanziari, avrà svolto i suoi effetti. Però sappiamo alcune cose che ci ha insegnato l’esperienza. Ossia conosciamo il peso specifico dei singoli paesi che partecipano a questo gioco. Ma questa storia, che concluderà la nostra serie, la vedremo dopo.
(6/segue)
Puntata precedente: La fragile ragnatela di dollari che avvolge il mondo