La digitalizzazione cambia il gioco della moneta
Chi volesse rapidamente farsi un’idea di come la tecnologia sta cambiando le consuetidini secolari che soggiacciono al complesso mondo della moneta, può sfogliare la trentina di pagine pubblicate dalla Bis che sono un ottimo punto di partenza per addentrarsi nel ginepraio di questioni sollevate dalla digitalizzazione della moneta. Ne abbiamo parlato molte volte in queste pagine, ma vale sempre la pena riepilogare visto che, piaccia o meno, il tema delle valute digitali accompagnerà sempre più la nostra vita quotidiana.
Il punto centrale da tenere presente è che le monete digitali – che non bisogna confondere con la moneta elettronica che usiamo ogni giorno con le carte di credito o di debito – consentono pagamenti peer to peer – modello bitcoin per intenderci – senza bisogno di passare per il sistema dei pagamenti gestito dalle banche centrali e da quelle commerciali. Per questo “l’avvento di queste nuove monete può riconfigurare la natura della competizione monetaria”. E se si ricorda che al questi strumenti saranno i “cardini centrali” delle grandi piattaforme di importanza sistemica “che trascendono i confini nazionali”. allora si comprende che la competizione monetaria ha a che fare con la riconfigurazione dello spazio politico, che vede sempre più opporsi le nazioni territoriali a quelle digitali che stanno emergendo dalla cloud.
Se osserviamo la questione delle monete digitali da questa prospettiva emerge subito chiaro che gli aspetti tecnici, che sono numerosi e anche complessi, non dovrebbero scoraggiarci dal capire meglio quello che vi si agita sotto. Come ricorda lo studio Bis, in Cina i digital wallet di WeChat e Alipay sono arrivati in cima al sistema dei pagamenti nazionali – e questo spiega un certo nervosismo politico da parte del governo – in Africa, ne abbiamo parlato anche qui, M-Pesa e Safaricom sono realtà consolidate nei pagamenti, mentre Facebook sta ancora lavorando alla sua Libra, che adesso si chiama Diem, che la prima stablecoin che potrebbe giocare un ruolo innovativo nell’ecosistema digitale, essendo agganciata a monete ufficiali.
Soprattutto, le moneta digitali potrebbero favorire la costituzione di “Digital currency areas” (DCA) che funzionano all’interno di un network, “piuttosto che in un paese specifico”. In sostanza il perfetto trasferimento di poteri dal territorio alla cloud. Con l’aggravanete che una moneta digitale siffatta potrebbe creare rischi notevoli, sia per le economie avanzate che per quelle emergenti, si “dollarizzazione digitale”, ossia che i paesi possano utilizzare la moneta digitale anche per le loro transazioni interne, un o’ come accade nei casi di dollarizzazione, eprò analogica, in molti paesi.
Il fatto che si usi l’espressione “digital dollarization” per connotare questo fenomeno non è certo casuale. La dollarizzazione di molte economie è la prova del peso specifico della valuta statunitense nell’economia internazionale. Se questo ruolo finisse con l’essere svolto da una valuta digitale, significherebbe che l’America l’ha perso. Il nuovo dollaro sarebbe una valuta digitale emessa da qualcun altro. E non è affatto detto che sia uno stato-nazione.