Categoria: cronicario

Cronicario. E dopo la Pontemia, serve un salto di qua(g)lità

Proverbio dell’8 giugno Da grandi profitti, grandi rischi

Numero del giorno: 4,6 Crescita % del Pil prevista in Italia per il 2021

Si moltiplicano come i pani e i pesci i segnali della miracolosa uscita estiva dalla Pontemia. Dico estiva perché per l’autunno ci stiamo organizzando col plexiglass, quindi vi faremo sapere. Ma per il momento accontentiamoci dei dati bellissimi che arrivano dai sanitari (e non fate battute stupide) che confermano come aldilà di qualche impiccio qua e là l’estate stia arrivando, oltre che finendo, e noi siamo pronti ad affrontare le nuove sfide che ci attendono, con coraggio, ma in sicurezza.

Ma aldilà di quello che ci attende per l’estate, sono i segnali di normalizzazione che mi rassicurano. Per dire: siamo tornati a parlare di crisi di governo, di rimpasti, di svolta necessaria. Manca solo che qualcuno parli della Rai, ma ci arriveremo presto.

Oggi il primo segnale di normalizzazione l’ha dato l’ex vicepremier attuale social-premier, che ha auspicato senza se e senza ma la caduta in autunno, insieme con le foglie, del governo, che notoriamente sta come le foglie in autunno (cit.) da che mondo è mondo. E mica solo questo. Ha aggiunto che “votare in autunno servirebbe a dare tranquillità agli italiani per i prossimi cinque anni”.

A questo primo sboccio di normalità, se ne aggiungono altri, copiosamente, fra i quali ho selezionato quello di uno degli azionisti di maggioranza del governo che ha tirato fuori un classico: “Lo scenario pretende scelte nuove e una decisiva svolta da svolgere con gli alleati, questo è il cuore del confronto di queste ore e che continuerà nelle prossime settimane, nessuna contrapposizione ma la necessità per tutti di un salto di qualità necessario”.

Dite la verità: vi mancava qualcuno che esortasse “alla necessità di un salto di qualità necessario” giusto? Purtroppo c’era un refuso nella dichiarazione. Ma non vi dico quale.

A domani.

 

Cronicario. Gretas for future 2: il ritorno

Proverbio del giorno E’ povero chi non sa mai quando ha abbastanza

Numero del giorno: 482 Satelliti lanciati per Starlink da Elon Musk

Adesso che finalmente è finita la Pontemia, possiamo tornare a dedicarci a quelle piccole gioie quotidiane che abbellivano la nostra vita prima che il coronacoso ci ricordasse una spiacevole verità.

Ecco l’ho detto: moriremo tutti un giorno!

Rimane il fatto che il coronacoso non ci spaventa più come una volta. Avrete notato un certo rilassamento dei costumi…

C’è persino gente che si abbraccia senza mascherina, e va al mare.

Eh sì signora mia. Ho visto anche due che si scambiavano dei baci senza il doveroso distanziamento. Ma non si preoccupi. E’ tutta una questione di prospettiva. Se l’idea della dipartita prematura a causa di coronacoso appassisce, rifiorisce in compenso quella della dipartita a lungo termine. E non parliamo di 100 anni. Ma assai prima.

Greta, who else? La gentile ragazzina che preconizzava che ci resta un pugno di anni per salvare dal disastro ecologico.

E così il collettivo italiano dei Fridays for future si è fatto vivo annunciando nuove clamorose iniziative per ricordare a tutti noi non tanto che dobbiamo morire – quello è un dettaglio – ma che moriremo di disordini climatici, per prevenire i quali faranno una bella manifestazione. Ma attenzione: seguiranno le regole, loro: installeranno centinaia di paia di scarpe nelle piazze italiane, per simulare la loro presenza ma senza esserci. D’altronde le scuole sono chiuse, capirete- Lo scopo: “Gli ingenti (?) fondi (quali?) a nostra disposizione – dicono devono essere utilizzati per un ambizioso piano di transizione ecologica”.

 

Scampati al coronacoso, verremo investiti da Gretas for future. E non esiste vaccino.

A domani.

Cronicario. E’ finita la Pontemia: la vita è una caos meravigliosa

Proverbio del 3 giugno L’assetato va al pozzo, non il contrario

Numero del giorno: 2 Consumo del suolo in m2 al secondo in Italia

Dopo aver consultato più volte il comitato tecnico scientifico e aver controllato e ricontrollato il calendario, lo posso dire con ragionevole certezza: la Pontemia è terminata.

Almeno per questa stagione dai. Ci salva il fatto che il 15 agosto cade di sabato. Ma facciamo in tempo per una seconda ondata, che tutti paventano, e non a caso. Infatti l’otto dicembre cade di martedì. E vi ho detto tutto.

Ma fino ad allora c’è tempo. Inforcate la mascherina, pure se ci sono 40 gradi e avete l’allergia e godetevi il passeggio e il cazzeggio. Prendete un treno per andare Napoli a bere un caffé oppure a Roma per vedere il Colosseo, pure se siete lombardo-veneti e avreste pure nostalgie austriache, che però dovranno attendere visto che i vostri vicini, a differenza di noi lontani, non si fidano ancora dei vostri starnuti.

Godetevi il traffico, che finalmente torna a sporcare quell’irrespirabile aria pulita, e soprattutto ha riesumato il dibattito sul riscaldamento globale, che languiva insieme alla giovane Greta da qualche parte e oggi – il green new deal – ha passato le frontiere sbarcando nuovamente sul Cronicario. Per dire: è uscita la notizia che in Italia ha fatto più caldo del solito.

Ma soprattutto insieme al traffico regionale fioccano anche le buone notizie che per fortuna l’Istat non ci fa mancare mai. Ve ne dico giusto un paio: la disoccupazione in Italia ad aprile è crollata al 6,3%. Persino più bassa della media Ue al 7,3. Quella giovanile è scesa addirittura a poco più del 20%.

Che dite? Dipende dal fatto che sono schizzati alle stelle gli inattivi e quindi nessuno cerca più lavoro, per cui non viene registrato nelle liste? Sempre a questionare voi precisini. Godetevi il momento.

Prendete esempio dal Tesoro, che dopo aver piazzato i Btp patriottici a carissimo prezzo, oggi si trova una fila di richieste da 108 miliardi per un altro prestito sindacato dalle banche, annunciato ieri a sorpresa, che frutta 9 punti in più rispetto al solito. Il bello è che ci sia la fila, pure se alla fine ne ha collocati solo 14, mica stai a sottolineare il fatto che il debito pubblico lo paga il contribuente.

Perciò godetevi la giornata, la mascherina, il traffico, il caldo, le tasse, i debiti e persino la Pontemia, qualora dovesse tornare. La vita è una cosa meravigliosa. Rectius: caos.

A domani.

Cronicario. Niente più insegnanti precari: solo studenti

Proverbio del 25 maggio L’uomo tranquillo guida l’universo

Numero del giorno: 11,6 Lavaggi quotidiani medi mani durante fase 1 in Italia

Qualora non abbiate compreso di vivere nel paese più bello del mondo, dove per giunta abitano le persone più belle del mondo, allora dovete assolutamente leggere l’ultima fatica dell’Istat sulla Fase 1. Vi do un assaggio.

Incredibile vero? Il fatto che l’89,5% di noi abbia recepito come “chiare” le indicazioni su come comportarsi, poi, la dice lunga sul fatto che siamo un paese di cervelloni che fa bene a nutrire le burocrazia che ha: se la merita.

E quindi anche la politica che abbiamo, ce la meritiamo. Difatti i politici fanno moltissimo per noi senza lesinare le loro energie, solitamente denominate in euro di spesa pubblica.

Avrete saputo, ad esempio, dell’ultima prodezza del governo, decisa dopo la solita riunione notturna, che assumerà 32 mila precari della scuola – ma dopo l’estate eh – addirittura pretendendo una prova scritta al posto del paventato test a crocette. Perché, come ha detto la ministra, Rossetta Rossa, “vogliamo ridurre il precariato garantendo il merito”.

Questo mentre, dopo aver tenuto qualche milione di discenti dentro casa, il governo non ci ha ancora fatto capire come la scuola riaprirà a settembre. Sono gli studenti i nuovi precari della scuola? Io non l’ho capito. Ma sono sicuro che l’89,5% dei miei connazionali sì.

A domani.

Cronicario. La Fase 2 parte sgranata, ma in HD

Proverbio del 18 maggio Quando dite denaro, anche un morto apre la bocca

Numero del giorno: 2.000.000.000 Domanda Btp Italia a 5 anni oggi in asta

E pure oggi, nulla da segnalare. Ah sì: i barbieri riaprono. Ma vista la fila, faccio meglio a rassegnarmi al nuovo look.

Ah, dimenticavo: non serve più l’autocertificazione, ma in compenso devo fare non so quanti moduli – deve ancora uscire il decreto, abbiate pazienza – per avere il bonus bici, che è retroattivo, ma finché ci sono i soldi.

A proposito di mascherine: qualcuno sa dirmi dove si trovano quelle a 50 cent? Prometto di non dirlo a nessuno.

A parte queste inezie, ho scoperto pure che riaprono le palestre, il prossimo 25. Però non si possono usare gli spogliatoi né le docce. Quindi immagino che toccherà uscire tutti i giorni in tuta da ginnastica profumata.

Detto ciò, va tutto benissimo. La gente torna a lavorare, sperando di trovare lavoro. Riaprono pure i bar, i ristoranti e anche i centri commerciali, che però devono misurarvi la febbre e sperate di non avercela.

Se avete la sensazione che non si veda granché bene questo inizio di Fase 2bis, non state a preoccuparvi. Netflix ha appena annunciato che torna a trasmettere in alta risoluzione. Lo stesso farà anche Apple+, e presto toccherà anche a You Tube. Vista dai vostri schermi la Fase 2x magari risulta ancora un po’ sgranata. Ma almeno è in HD.

A domani.

Cronicario. Chiedere (prestiti) è lecito, rispondere è cortesia

Proverbio del 13 maggio C’è sempre un orecchio dall’altro lato del muro

Numero del giorno: 12,9 Calo produzione industriale a marzo nell’eurozona

Così a un certo punto, all’album degli orrori economici si aggiunge una nuova bellissima immagine.

Che mi fa sorridere non solo perché finalmente saranno felici i teorici dell’industria cattiva che turba la migrazione dei passerotti, ma perché arriva lo stesso giorno che il Gentilissimo, o comunque si chiami, commissario europeo per l’economia, esorta a rendere disponibile subito – rectius “nei prossimi mesi” – un recovery fund da 1.000 miliardi.

Ah l’Europa. Fortuna che sembrava un calesse, ma era amore. Ma soprattutto fortuna che abbiamo un governo coi cosiddetti che ha subito stanziato i soldi e li ha fatti arrivare immediatamente dove servivano, ossia ovunque.

Ovviamente grazie all’impegno davvero eroico profuso da banchieri e bancari, che lavorano come cavallette in un campo di grano per tenere in piedi il sistema produttivo. Non c’è giorno che le cronache non raccontino dell’imponente sforzo, davvero bellico, del nostro sistema finanziario, doverosamente costellato di straordinari successi.

Per dire, oggi ci hanno fatto sapere che il noto istituto che raccoglie le domande di prestiti dalle aziende, ne ha collazionate 175.458, per un ammontare pari a 8,67 miliardi, dal 17 marzo a oggi, delle quali 149.723 per prestiti fino a 25 mila euro per un controvalore di 3,15 miliardi. Quindi state sicuri: le richieste ci sono eccome.

Si vabbé ma le erogazioni? “Questi numeri evidenziano lo sforzo eccezionale delle banche e dei lavoratori bancari in giorni che continuano ad essere di lavoro emergenziale a seguito del coronavirus”, fa subito sapere la nota associazione di categoria.

Dal che si capiscono due cose. La prima:

La seconda:

A domani.

PS La riunione del governo per approvare il Decreto Rilancio, già noto come Decreto di Aprile, convocata per le 14 è stata rimandata alle 17.

Cronicario. La ripresa arriverà e sarà a UoV0

Proverbio del 29 aprile Il sapiente dubita della sua sapienza

Numero del giorno 5 Costo produzione in cent. mascherine secondo il commissario

Mi emoziono persino, leggendo la lunga audizione di uno dei cervelloni di Bankitalia chiamato a discettare sul Def, che non è il diminutivo del deficiente che si agita in ognuno di noi, ma del documento di economia e finanza che il governo ha il fastidiosissimo dovere di depositare ogni anno sugli altari delle cronache.

Ogni anno il Def ci regala delle perle, con tanto di mandarini chiamati a discettare di un documento che parla seriamente del futuro senza averne la più pallida idea. Ci voleva il coronacoso per far dire al nostro cervellone che “in questa fase tutte le previsioni del Def e nostre sono soprattutto analisi di scenario” e che “il ventaglio delle valutazioni formulate dagli osservatori nelle attuali circostanze è eccezionalmente ampio”, a causa della notevole incertezza sul futuro.

Ma non potevano mancare le perle, appunto. E la più attesa esce fuori dal cilindro quando qualcuno tira fuori la domanda se ci attenda una ripresa a V oppure a U.

Nel senso che se dopo il disastro di oggi ci sarà un’euforia uguale e contraria domani, o se invece ci sarà una ripresa lenta. Un’impennata di pil o un’ammosciata insomma.

E insomma che dice il nostro? “L’uscita dalla crisi con una ripresa a V non c’è nemmeno nel profilo del Def o nei nostri scenari”.

Anzi, “In nessuno scenario il livello del pil torna a livelli precedenti”.

E infatti “siamo già nella fase di pensare ad un andamento se non a L (ripresa piatta ndr), forse a U”.

Insomma Fra U o V esiste anche la possibiltà di una L, quindi uno zero tondo tondo. E così capisco finalmente l’aspetto della nostra prossima ripresa.

Non sarà uno zero. Ma ci somiglia.

A domani.

Cronicario. Chiudo anch’io, no tu no

Proverbio del 23 marzo Il povero è uno straniero in patria

Numero del giorno: 4.824 Operatori sanitari contagiati in Italia

Allora chiudo. Dovresti chiudere. Vorrebbe chiudere. Forse chiudiamo. Di sicuro voi chiudete, mentre questi non chiudono.

Dopo aver declinato in ogni modo (indicativo, congiuntivo e soprattutto condizionale, ma senza trascurate l’imperativo) il verbo stare a casa, il governo ha passato l’ultimo fine settimana esercitandosi col verbo chiudere, arrivando a decretare nottetempo via social, ma con rinvio, come da tradizione, chi e cosa sarebbe stato chiuso entro le prossime 48 ore.

Nel frattempo rimanevano aperte le autostrade, con scene da ferragosto ai traghetti per la Sicilia.

Per non farci mancare niente, stamattina sono arrivati anche gli annunci di sciopero da parte di alcuni sindacati che giudicavano non si fosse chiuso abbastanza, mentre gli imprenditori rilasciavano dichiarazioni da apocalisse.

Nella prossima puntata: Chiuderemo tutti?

A domani.

Cronicario. Crescita Zero: vince il banco

Proverbio del 2 marzo Chi semina orzo non può cogliere grano

Numero del giorno: 0,3 Crescita % pil Italia nel 2019

Tempi duri per il Cronicario, che torna a casa in un momento che nessuno ha più voglia di scherzare perché è scattato il panico per merito di coloro che dicevano di volerlo evitare.

Oggi per dire è arrivato l’Istat e ha sparso ulteriore terrore confermando che la crescita del 2019 è stata dello 0,3%. E ancora non c’era lo spauracchiovirus.

Adesso che il sovranovirus si è evoluto in corona (nome omen), è solo questione di tempo perché accada quello che Ocse ha già preconizzato per noi per questo meraviglioso 2020, anno non solo doppio, ma anche bisesto.

E questo dice – testuale – “nella migliore dell ipotesi”. E lo sapete cosa succede quando esce lo zero nella roulette dell’economia di un paese?

Guardate alla voce prelievo fiscale e fatevi due conti.

Esatto: vince il banco.

A domani.

 

Cronicario. Uno starnuto da 250 miliardi (non) ci seppellirà

Proverbio del 12 febbraio Per smuovere una montagna si comincia dalle piccole pietre

Numero del giorno: 24.830 Ftse Mib di Milano in mattinata, tornato ai livelli del 2008

Visto che là fuori si ostinano a spauracchiarci col coronavirus – riuscendoci peraltro benissimo – ho preso spunto dal peggiore spauracchio possibile – perché tocca le corde sensibili del portafogli – e ho pensato di buttarvelo fra i piedi cosi vi togliete il pensiero e passate al dolce.

La fonte è una nota agenzia di rating, che deve aver pensato di far qualcosa dopo che la nota controllora della sanità internazionale (la stessa che all’inizio aveva detto che il virus cinese non era poi così pericoloso, salvo rettificare in corsa al crescere dell’isteria collettiva) se n’è uscita affermando che il virus incoronato era peggio del terrorismo, ossia del male assoluto contemporaneo, visto che ogni epoca ha il suo.

Ma siccome non può esserci nemico pubblico senza danno economico ecco che la nota agenzia ha subito stimato che il maledetto Covid-19, nome in codice del male assoluto, costerà 0,3 punti di pil mondiale quest’anno.

Per darvi un’idea, Usando come punto di riferimento il Pil mondiale del 2017, pari a poco più di 80 trilioni (80.000 miliardi) lo 0,3 vale circa 250 miliardi.

Scommetto che adesso siete terrorizzati.

A domani.