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Cronicario: L’Istat pilucca un pilino di pil
Proverbio del 1 dicembre Chi spreca tempo deruba se stesso
Numero del giorno: 0,8 Accelerazione % inflazione in Giappone ad ottobre
Vinceremo, altroché, tuona stentorea e anonina sulle agenzie di stampa la voce del MEF poco dopo che l’Istat rivede al ribasso la stima del pil per il terzo trimestre e il suo omologo annuale. L’occhiuta micragnosità dell’Istituto, evidentemente non ancora consono alle semplificazioni dei tempi moderni, atterra col fragore dell’elefante ubriaco nel negozio di bicchieri e scatena le notifiche dei telefonini di giornalisti e politici.
Stiamo parlando di un misero 0,1 per cento in meno, in pratica l’equivalente dell’errore statistico, che riduce a +0,4% il dato trimestrale e a 1,7 quello annuale, ma che nel paese dello zeroqualcosa scatena immancabilmente scene isteriche. Anche perché quelli che si spingono a leggere oltre il numero, e persino capendoci qualcosa, sono rari come fenicotteri gialli.
Panico che diventa orrore e raccapriccio quando i più istruiti leggono che la crescita acquisita per il 2017 è pari all’1,4% dopo che si è detto dovunque e da chiunque, a cominciare dal governo, che quest’anno ci aspetta almeno l’1,5%.
Insomma, l’Istat pilucca un filino di pil – un pilino diciamo – ed ecco che succede: week end rovinato. Capirete che il governo doveva intervenire. E perciò al fuoco di mezzogiorno arriva la fonte MEF che rassicura: i dati sul pil resi noti oggi dall’Istat confermano la tendenza al rafforzamento della crescita economica nel Paese. Capito? Nessun pilino di pil ci fermerà: avremo il nostro +1,5% di pil reale per il 2015.
Purtroppo è meno sicuro che vinceremo un po’ di inflazione in più, che sarebbe un toccasana per la nostra contabilità pubblica. Il pil nominale, infatti, che poi è quel numero che si ottiene sommando al pil reale il deflatore del pil, è arrivato al 2,4% e sarebbe molto bello se magari arrivasse al 3,6%, quale sarebbe se l’inflazione fosse al 2%. Ecco perché il beneamato Padoan si lamenta: “Il governo può forse (forse, ndr), sostenere la crescita reale ma non può fare quasi nulla sull’inflazione e oggi ci manca l’1% medio di inflazione”.
Ora dovete sapere che il pil nominale è quel numeretto che serve a stimare la sostenibilità del nostro debito pubblico e il denominatore dei vari debiti/pil coi quali ci affliggono e perciò l’inflazione bassa….. Oh, ma qui stiamo scivolando rischiosamente sul palloso, quindi emigro e vi porto altrove con me. Dove? A Chicago.
Non a caso laggiù prospera il CME, che sta per Chicago mercantile exchange che è il Mercatone di varie cose, fra i quali i derivati. Un ricettacolo di amanti del rischio col grilletto facile. Ebbene, le autorità americane, che poi sono le stesse che insieme con altre stigmatizzano i rischi che arrivano da Bitcoin, hanno autorizzato la borsa di Chicago a contrattare future sui Bitcoin dal prossimo 18 dicembre. Giusto in tempo per le feste.
That’s all folks.
Buon week end
Cronicario: Niente Nazionale per l’Italia, solo multinazionali
Proverbio del 29 novembre Chi ti vuol bene ti fa piangere
Numero del giorno: 3,9 Crescita % Pil Usa nel III trimestre stimata da Trump
Vabbé la Nazionale è andata: ci faremo un mondiale senza la squadra del cuore e dovremo pure abituarci. La crisi della Nazionale è la spia del tempo che viviamo, in cui tutto ciò che inizia con nazione è sospetto e vagamente reazionario. Pure gli azzurri, per dire: quanti di voi hanno ancora il coraggio di alzarsi in coro e gridare Forza Italia eccetera eccetera?
D’altronde fa parte pure dello spirito del tempo che il nostro paese sia diventato una cellula del capitalismo internazionale – e già mi immagino le proteste – dove corporation sociopatiche – così ce le raccontano – hanno messo radici ai danni del nostro patrimonio socio-naturalistico.
Oppure uno può dirla con l’Istat, secondo la quale ” le multinazionali consolidano il contributo positivo alla crescita del sistema produttivo italiano, rafforzandone la prospettiva di crescente apertura e integrazione internazionale. Le imprese a controllo estero in Italia sono 14.007 (+438, con quasi 6 miliardi di fatturato in più rispetto al 2014), le controllate italiane all’estero ammontano invece a 22.796 (+408 unità e +13 miliardi di fatturato all’estero).
Mentre decidete da che parte stare, magari sfogliate l’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato dalla Bce proprio stamattina. Scoprirete che viviamo in un mondo ricco e fragile dove gli elevati debiti, privati e pubblici, pendono sul nostro capo come spade di damocle pronte a sganciarsi e che solo il miglioramento delle condizioni economiche evita di farci finire a fette. E molto di questo miglioramento dipende da quanto siamo bravi a stare al gioco, visto che è vagamente velleitario pensare di poter fissare le regole.
Se invece state seguendo come tifosi sfegatati della fu Nazionale le vicende di Bitcoin, che oggi ha superato gli 11 mila dollari, e magari tifate Bitcoin, notate che pure oggi la criptovaluta è stata oggetto delle amorevoli attenzioni dell’ennesimo banchiere centrale che ha spiegato all’universo mondo che è una roba pericolosa mentre il solito premio Nobel Stiglitz ha detto che è una bolla che dovrebbe essere vietato. Gente che non ama le bollicine, evidentemente.
Per concludere una considerazione che mi tengo sul gozzo da quando Istat ha pubblicato due statistiche che dicono la stessa cosa pure se non sembra. La prima riguarda la nostra popolazione imprenditoriale che, si osserva, ha un solo under 35 ogni quattro imprenditori.
Poi quell’altra che mostra il costante crollo della nostra natalità.
Come si fa ad avere imprenditori giovani se ci sono sempre meno bambini? Nel caso vi fosse sfuggito nel 2016 sono nati 12 mila bimbi in meno rispetto al 2015. Nell’arco di otto anni le nascite sono diminuite di 100 mila unità.
Giuro. E infatti il governo ha deciso di confermare il bonus bebé anche per il futuro. Purtroppo le finanze pubbliche sono quello che sono, e bisognava pure dare qualche centinaio di milioni di euro ai pensionati, sennò chi la sente la Camusso che comunque si lamenta? E quindi toccherà accontentarsi di 40 euro al mese di bonus bebé. Sempre se avete un Isee di 25 mila euro massimo.
A domani
Cronicario: Non c’è più trippa per banche
Proverbio del 7 novembre Ciascuno conosce il proprio dolore
Numero del giorno: 109.000.000.000 Costo del welfare per le famiglie italiane
Tenetevi forte che oggi si balla. Anzi: si banca. Complice un Forum sulla vigilanza bancaria a Francoforte i capoccioni della Bce hanno lanciato un paio di siluri che di sicuro faranno venire un rush cutaneo al nostro sistema bancario, che ha la pelle resa sensibilissima a causa delle elevate sofferenze provocate dalla crisi. Le famose sofferenze bancarie, avete presente?
Il primo siluro l’ha sganciato Mario Draghi che pur riconoscendo che la via del dolore ha finito col ridurre le sofferenze bancarie dal 7,5% 2015 al 5,5% di adesso, ha sottolineato che “il problema non è ancora stato risolto”. Le banche stanno soffrendo ancora e per giunta, ha sottolineato che “non c’è spazio per compiacersi”, mostrando così il nostro beneamato un suo lato nascosto vagamente veterotestamentario.
Il secondo siluro l’ha sganciato la Madonna che vigila sul nostro sistema bancario, al secolo meglio conosciuta come Daniéle Nouy, presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce, oggi in versione Madonna incazzata.
E dice Madame? Che “le banche devono smettere di negare la realtà. Quando lo fanno siamo in grado di affrontare i problemi”. E lo dice proprio nel giorno in cui la Federazione bancaria europea scrive una lettera accorata alle istituzioni e autorità europee lamentando che le nuove regole sugli Npl – quelli che hanno provocato una levata di scudi tanto rumorosa quanto inutile qui da noi – aumentano l’incertezza regolamentare. Figuratevi le risate a Francoforte. Tanto più forti, non appena hanno cominciato a circolare le agenzie di stampa dove si leggeva che domani mattina arriverà dai servizi legali del Parlamento europeo il parere sui limiti dell’attività normativa della vigilanza della Bce. Una di quelle trovate geniali che solo a un italiano potevano venire in mente (il presidente dell’europarlamento Tajani) per provare a infilare una zeppa all’addendum varato dalla vigilanza proprio sulla gestione degli Npl (nome in codice delle sofferenze).
Prima che vi impicciate con questi sofismi, come vanno le cose ve lo dico io che pure non so nulla: non c’è più più trippa per gatti. O per le banche, se preferite. Alla fine mamma Bce le metterà in riga una per una, con tanti saluti pure a Padoan che, a valle di tutto questo chiacchiericcio ha dichiarato di aver ribadito all’Eurogruppo i dubbi sull’addendum Bce.
E visto che siamo in giornata di buone notizie, vi do anche gli ultimi aggiornamenti Istat sulla nostra economia.
Va tutto talmente bene che a settembre sono pure aumentate le vendite al dettaglio del 3,4% su base annuale. Abbiamo smesso di soffrire allora?
A domani.
Cronicario: E rinviar (l’Iva) m’è dolce in questo mare
Proverbio del 30 ottobre Che sia il mare a provare se la barca resiste
Numero del giorno: 1 Aumento % spesa dei consumatori Usa a settembre
Ed eccolo qua il frutto delle Grandi Manovre del governo: 120 articoli con dentro un bel deficit pieno di buone intenzioni. E figuratevi adesso che la palla passa al Parlamento.
Uno spettacolo, sicuramente. Intanto che che va in onda contentiamoci di sapere che nel 2018 non cisarà il temutissimo aumento dell’Iva, una robetta che vale un paio di miliardi e che spaventa tutti visto che può affossare la tenue ripresa dei consumi. Ma non vi rilassate troppo: non è sparito l’aumento dell’Iva. E stato solo rimandato al 2019, proseguendo nella consuetudine ormai sperimentata negli ultimi anni di spostare l’aumento poco più avanti.
Ma più che il futuro remoto, è quello prossimo che merita la nostra attenzione. Ecco il solito elenco:
Manovra: sconto abbonamenti bus-treno fino 250 euro
Manovra: cresce platea per il bonus Irpef 80 euro
Manovra: cedolare secca affitti al 10% prorogata 2 anni
Manovra:bonus under 30 permanenti,primo anno under 35
Manovra: arrivano ‘bond cuscinetto’ in caso crisi bancarie
Manovra:bonus energia anche in 2018,arriva su giardini
Manovra: quasi 38 mld in più a fondo investimenti
Manovra: stop aumento aliquote tasse locali nel 2018
Manovra: lotta povertà, priorità disoccupati over55
Manovra: arriva fondo famiglia, con 100 mln l’anno
Manovra: piano straordinario assunzioni polizia-vigili fuoco
Manovra: stretta fisco su fuga utili all’estero
Manovra: pacchetto ‘sisma’, fondi da L’Aquila a Ischia
Manovra: pacchetto sport,da bonus impianti a norma ‘Tam Tam’
Manovra: sconto 19% polizze casa contro calamità naturali
Manovra: per il 2018 emissioni titoli di Stato fino a 55mld
Manovra: raddoppia tassa licenziamenti, fino 2.940euro
Manovra: prorogato iperammortamento 250%, ‘super’ a 130%
Manovra: arrivano Pir immobiliari e fondi quotazione Pmi
Manovra:per aziende strategiche possibile altri 12 mesi cigs
E come direbbe il poeta, il naufragar m’è dolce in questo mare. Anzi: il rinviare
Fuori dalle beghe di casa nostra si segnalano un paio di altri fatti rilevanti. In Spagna, a parte la diaspora dei catalani inguaiati dal governo si registra il pil del terzo trimestre, in linea con le previsione a +0.8%, mentre la borsa celebra con un +2% il commissariamento deciso dal governo. In Germania invece si registra il rallentamento dell’inflazione ad ottobre all’1,5% dall’1,8% di settembre.
E poi c’è Trump, ormai sempre più vicino alla nomina del nuovo presidente della Fed, che salverà il mondo e le banche insieme con il suo super presidente.
L’importante è crederci.
A domani.
Cronicario: Viviamo più a lungo, scordatevi la pensione
Proverbio del 24 ottobre I difetti sonnecchiano, ma non muoiono
Numero del giorno: 3.540.000.000 Surplus commerciale Italia a settembre
E anche oggi vince l’Istat. Nel senso che come ormai accade da un pezzo ci regala la migliore notizia del giorno. Ma che dico del giorno: dell’anno. Ma che dico dell’anno: del quinquennio. Non la sapete? Certo che la sapete: viviamo di più, che in pratica vuol dire che moriamo di meno.
Certo è bellissimo leggere che rispetto a 40 anni fa i bambini di meno di un anno muoiono sette volte meno – alla faccia di quelli che odiano il progresso – ma in fondo fa il paio col fatto che l’abbassamento del rischio di morte degli 80-89enni abbia spiegato da solo il 37% del guadagno della sopravvivenza maschile.
La parte più interessante però arriva a metà dell’opera. “La speranza di vita aumenta in ogni classe di età. All’età di 65 anni, ad esempio, arriva a 20,7 anni per il totale dei residenti, allungandosi di cinque mesi sul 2013”. Vi ricordano qualcosa i 65 anni? Dai pensateci bene: era l’età in cui una volta si andava in pensione. Anzi, c’è stato un tempo in cui a 65 anni eri pensionato anche da un ventennio se eri fortunato. Perché una volta, quando si moriva prima, ci si pensionava prima. Anzi, a dirla tutta, ci si pensionava prima a prescindere, per godersi la vita il più possibile. Oggi invece, che si muore dopo, si lavora di più.
E infatti dal 2019 si andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni, oppure serviranno 43 anni e tre mesi di contributi per gli uomini e 42 e tre mesi per le donne: quei cinque mesi giusto di aumento di speranza di vita rispetto all’ultima revisione che Istat ha certificato oggi. Della serie: vuoi campare di più? Allora fatica! Non siete contenti di vivere di più? Immagino di sì. Allora vi do un’altra informazione che vi renderà definitivamente felici. Le pensioni scompariranno, a furia di aumentare la speranza di vita. Ma tranquilli: non le rimpiangeremo. Saremo troppo rincoglioniti da una vita di lavoro più o meno precario.
A proposito di lavorare. Vi sarà piacere sapere che sempre l’Istat ci informa che l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, a settembre, è aumentato dello 0,6 a settembre rispetto a un anno fa e che nei primi nove mesi di quest’anno la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2016. Quindi abbiamo realizzato il mondo perfetto: si lavora per poco, ma per sempre e si vive a lungo.
State allegri.
A domani.
Cronicario: Siamo un paese (non osservato) di santi, poeti e turisti
Proverbio dell’11 ottobre Quando piangono i pesci non si vedono le lacrime
Numero del giorno 3,8 Incremento % prezzi immobili eurozona nel II trimestre
La volete una buona notizia? E allora eccola qua. Inutile sottolineare che anche oggi arriva dall’Istat: l’economia sommersa e illegale vale ben 208 miliardi di euro. Che vuol dire che siamo 208 miliardi di euro più ricchi di quanto diciamo in giro. Non vi sembra un’ottima notizia?
Notate con quanta finezza Istat definisce quest’attivo economico: economia non osservata. C’è, ma non si vede. Meraviglioso no? No? Ah, ho capito: siete quel genere di persone che guarda ai dettagli fuorimoda, tipo che quest’economia, oltre a essere inosservata è anche illegale e per giunta non genera ritorni fiscali. Giustissimo, ma anche per voi Istat ha una risposta pronta: Nel 2015 l’economia inosservata è diminuita dello 0,5%. Ecco, contenti? Siamo sempre illegalmente ricchi, ma meno di prima.
Prima che qualche fenomeno mi accusi di autorazzismo – categoria farneticante dello spirito del tempo – vi avverto subito che come cittadino italiano sono estremamente fiero di questa caratteristica nazionale, che viene stigmatizzata a causa di un terribile equivoco. L’economia inosservata nasce a causa della profonda timidezza di quelli che la incarnano. Sono persone semplici che non vogliono darsi arie. Tutto qua. E infatti ci si occupa di loro una volta l’anno e poi, incidentalmente, nei talk show e le chiacchiere da bar, ammesso che ci sia differenza. E poi li si lascia tranquilli. E quelli prosperano. Sapeste che aiuto per la domanda nazionale.
E visto che stiamo discorrendo della nostra grandeur nazionale, ve ne segnalo un’altra che scopro stavolta grazie ai sempre ottimi uffici di Bankitalia, che ormai gareggia con Istat per la palma delle buone notizie. Oggi per dire il governatore Visco ha comunicato che si aspetta per il 2018 una crescita vicina a quella del 2017, ossia intorno all’1,5%, meglio di quanto si aspetti il Fmi.
E che ci dice Bankitalia? Discorrendo di bilancia dei pagamenti del turismo ci mette a parte dell’evoluzione straordinaria che ha avuto il nostro paese, notoriamente abitato da santi, poeti e naviganti. In attesa di vedere in cosa si siano evoluti santi e poeti – anche se il successo dell’economia inosservata mi genera sospetti poco edificanti – scopro che i naviganti si sono trasformati in turisti.
Già. Nell’ultimo periodo la spesa dei turisti in Italia è cresciuta del 4,7%, portandosi a 5,11 miliardi, ma quella degli italiani all’estero è aumentata dell’11,1%, arrivando a quota 2,747 miliardi. Non bastava aver depositato all’estero qualche centinaio di miliardi. Ora ci facciamo pure le vacanze. In aereo magari. Guardate come sono aumentati i passeggeri in Europa in un settennio.
E sempre per concludere con una buona notizia, ecco l’ultima: i prezzi delle case nell’EZ sono cresciuti del 3,8% nel secondo trimestre del 2017 rispetto allo stesso trimestre del 2016 e dell’1,5% sul primo 2017.
Ehi, ma l’Italia ha fatto solo lo 0,2% in più.
Vabbé. A domani.
Cronicario: La Commissione tace, Padoan acconsente
Proverbio del 10 ottobre Chi termina per primo aiuta il suo compagno
Numero del giorno: 3.714.137 Extracomunitari regolari in Italia
E niente: dopo il dato tedesco di ieri sulla produzione industriale, che ha stracciato al rialzo qualunque previsione, la nostra Istat non ci poteva stare. E infatti ha rilanciato. O almeno c’ha provato. Alla solita ora è arrivata la nota del buongiorno, ormai immancabile, e che ci dice?
Che produciamo alla grande anche noi: pure ad agosto. Tié: mica siamo forti solo sugli agriturismi. Lo spirito italico, come ogni mattina, esce sedotto e rafforzato dalla cura Istat.
Ma niente rispetto a quando, a una cert’ora, leggo sulle agenzie una dichiarazione meravigliosa del ministro Padoan. Il nostro eroe c’informa che l’Italia “ha chiesto e ottenuto fin qui un aggiustamento strutturale dello 0,3 invece di quello previsto”, visto che la Commissione “non ha fatto nessuna obiezione”.
E’ chiaro dai: il governo ha inviato una lettera per dire che aggiusta lo 0,3 e la Commissione “ha detto di aver ricevuto questa richiesta e non ha obiettato”. E finalmente capisco la filosofia intrinseca della Commissione Ue.
La Commissione tace, e il governo acconsente: non è un mondo fantastico? E non avete ancora visto i dati dei prestiti bancari ad agosto. I nostri capitani d’industria devono ancora smaltire il +0,3% di luglio, visto che ad agosto hanno fatto -0,1. Ma le famiglie in compenso – che poi sono le uniche ad avere i soldi in Italia – hanno strappato un +2,7% che fa molto tedesco, bissando il risultato di luglio.
Per completare la nostra felicità in questa giornata di gioia, arriva pure il Fmi che rialza insieme le stime del pil 2017, all’1,5% e quelle del debito pubblico, al 133% del pil (e per fortuna che il pil sale). Il Fmi stima che il debito pubblico tornerà al 120,2% nel 2022, quindi dopodomani. E poi dicono che sono io l’ottimista.
A domani.
Cronicario: L’Istat vuol dire fiducia
Proverbio del 27 settembre Per chi è affamato il pane cuoce sempre lentamente
Numero del giorno: -0,382 Rendimento dei bot a sei mesi in Italia all’ultima asta
Io ho fiducia, tu hai fiducia, egli/ella ha fiducia. Noi abbiamo fiducia, voi avete fiducia, essi hanno fiducia. Ma soprattutto c’è l’Istat, che ormai ha strappato il posto alla vecchia Galbani.
Proprio così: Istat vuol dire fiducia. Ormai da un pezzo, leggo le note Istat e rido. Vuol dire che le cose vanno bene? No: vuol dire che io ho più fiducia (nell’Istat per cominciare), tu hai più fiducia, eccetera. E infatti che ci racconta oggi la nostra produttrice di latticini statistici?
Che siamo tutti fiduciosi. Allegria. I consumatori hanno talmente fiducia che Federconsumatori parla di “un forte ottimismo, forse eccessivo”. Le imprese sono addirittura ai massimi della fiducia dal 2007. In quell’agosto l’indice era arrivato a 109,6, poi non si è più sentito bene. Da un annetto a questa parte, invece, ecco lì che sale, sale e non si fa male. Siamo diventati fiduciosi.
E ci vuole davvero fiducia a leggere senza incazzarsi dell’accordo fra Fincantieri e Stx. Ricorderete le tante lacrime d’inchiostro digitale e non versate in estate, perché i francesi volevano dare ai cattivoni italiani il 51% delle azioni Stx, mentre non avevano avuto alcun problema a darne assai di più alla Corea del Sud. Oggi qualcuno scrive che alla fine l’intesa si farà con il 50% del pacchetto agli italiani che avranno la maggioranza perché la Francia ci presterà un altro 1% per 12 anni.
E sempre per tenere al caldo la vostra fiducia, sappiate pure che Ryanair non presenterà offerte per Alitalia, forse in conseguenza del fatto che la compagnia irlandese lascerà a piedi 400 mila passeggeri fra novembre e marzo 2018. Ci mancavano pure quelli di Alitalia. Ma abbiate fiducia: la nostra (ex?) compagnia di bandiera ci porterà lontano.
E per concludere un’altra bella notizia che scalderà i vostri cuori e vi farà guardare al futuro con occhio lieto e consumistico: la crescita dei salari nelle economie avanzate resta inferiore ai livelli precedenti alla Grande Recessione del 2008-2009. Lo dice il Fmi che se la prende con i lavori part time e temporanei, che hanno sui salari l’effetto del bromuro.
Ecco: le soluzioni si trovano. Basta aver fiducia.
A domani.
Cronicario: Jp Morgan inaugura la Skynet finanziaria
Proverbio del 31 luglio Hai un dente solo? Sorridi almeno con quello
Numero del giorno: 499.000.000 Utile di Poste nel primo semestre secondo analisti
Mi chiedo quale spiritello dispettoso abbia ispirato Eurostat a pubblicare, proprio il 31 luglio, le statistiche sugli europei che non si possono permettere neanche una settimana di vacanze l’anno fuori da casa propria. Addirittura uno su tre, secondo gli eurostatistici. Che diventa il 45,2% della nostra popolazione, trovandosi l’Italia nella parte bassa delle classifiche.
Ora pensate un attimo a tutte le persone che conoscete e poi ditemi se non vi sorge qualche dubbio sulle statistiche, che sono verissime, per carità, ma questo non vuol dire che catturino la realtà. E questo vale anche – e soprattutto – quando le notizie sono buone.
Sempre Eurostat, per dire, ce ne regala una ottima, ossia l’andamento della disoccupazione, che tocca il minimo da febbraio 2009 per l’eurozona, portandosi al 9,1% e addirittura al 7,7% per l’Ue intera, al minimo da dicembre 2008. Come dire, non siamo ancora ai bei tempi, quando la disoccupazione nell’EZ stava sotto l’8%, ma il trend è decisamente ribassista.
Alla festa europea per il calo della disoccupazione partecipa anche l’Italia. Istat ha pubblicato dati quasi rassicuranti, che parlano di un calo degli inattivi, della disoccupazione giovanile e persino di un record dell’occupazione femminile. Peccato che fra i grandi progressi si registri anche quello per i lavori a termine, che riguarda 2,69 milioni di lavoratori, registrando il valore più elevato fra quelli raccolti di recente.
La carrellata statistica non può ignorare il dato sull’inflazione di luglio, che nell’EZ decelera all’1,3% e in Italia all’1,1%. Rimane un mistero inspiegabile:
E tuttavia la notizia più eccitante non arriva certo da Eurostat. Arriva dagli Usa, dove JP Morgan ha annunciato che dopo averlo testato per alcuni mesi in Europa, adesso lancerà sui mercati statunitensi e asiatici LOXM, che non è una supposta, ma il nuovo robot dotato di intelligenza artificiale che prenderà il posto dei vecchi trader umani. Vuoi mettere? LOXM acquista e vende a ritmi disumani e al miglior prezzo, non va in ferie e non si deprime. Al massimo può deprimere i mercati qualora dovesse sbarellare.
Vi sembra d’aver già visto questo film? Vi sembra giusto.
A domani
Cronicario: I tedeschi fanno più figli, noi più pensionati
Proverbio del 26 luglio Chi ha acqua in bocca non soffia sul fuoco
Numero del giorno: 3.600.000.000 Spesa dell’Italia per i migranti nel 2016
Come si può tradurre in italiano childlessness, mi domando mentre scorro una release dell’istituto tedesco di statistica, incerto pure sulla pronuncia, che racconta proprio di come il “final rate” di childlessness non è aumentato. Dunque un dizionario suggerisce senza figli, e fin qua c’ero arrivato pure io. Quello che ignoravo è che esistesse un tasso statistico che misurava la “sfigliolanza”, ecco già così lo capisco meglio.
E scopro, leggendo gli statistici, che il tasso di sfigliolanza fra le donne tedesche è cresciuto dall’11% che si contava per le donne nate nel 1937 al 21% – praticamente in doppio – per quelle nate nel 1967. Talmente radicale questo cambiamento che gli statistici festeggiano il fatto che non sia cresciuto più, questo benedetto tasso, e anzi osservano che fra il 2011 e il 2015 sono nati più bambini in Germania, grazie all’aumento delle donne nell’età più propizia, ossia fra i 25 e i 39 anni e all’aumento degli immigrati. E ciò malgrado non è stato ancora raggiunto il numero di nati registrato a inizio millennio.
Uno si potrebbe chiedere perché mai i tedeschi celebrino risultati così modesti – un tasso di childlessness che ha smesso di crescere e un numero di nati inferiore a quello di quindici anni fa – ma solo se non conosce il mezzo disastro demografico che sta vivendo la Germania. E quando è tempo di magra…
Poi mi capita sotto gli occhi una nota Inps che parla dei casi nostri e che scopro? Che nel 2017 “si registra un numero di liquidazioni di (pensioni di, ndr) vecchiaia, di anzianità e anticipate superiore al corrispondente valore del 2016″. Ora, pure noi abbiamo una situazione demografica disastrata, ma volete mettere? Fra il pensionato e il neonato non abbiamo mai esitato.
Alla fine dei giochi, ogni sistema sociale ha quello che si merita. Di buono c’è che tutto questo pensionarsi giova evidentemente alla fiducia. Istat ci fa sapere che la fiducia dei consumatori, a luglio, cresce da 106,4 a 106,7, mentre quella delle imprese diminuisce.
Come spiegare questa differenza è roba da indovini. Come quando Istat scrive che “I giudizi circa la situazione economica del Paese sono in peggioramento mentre le relative aspettative sono in miglioramento”.
Concludo con le ultime dall’UK, sempre più in odore di Brexit.
Come si commenta questo dato? Con le parole dell’istituto statistico che lo ha rilasciato: “La crescita economica britannica ha rallentato, ma l’economia è sopra del 9% rispetto al picco pre crisi”.
A domani


































































