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Il nuovo numero di Crusoe: Il risiko economico del Grande Nord
Nella nostra rubrica Parole famose abbiamo riprodotto stralci dell’intervento del vice direttore di Bankitalia che ha parlato in Parlamento di sofferenze bancarie, un tema che ancora preoccupa non poco i regolatori. Serve a conoscere meglio il fenomeno e le sue dimensioni. Come lettura della settimana abbiamo scelto il rapporto dell’Agenzia delle entrate sul mercato immobiliare italiano, che espone alcune luci davanti a molte ombre, ma che ci consente un moderato ottimismo sul futuro. Leggerlo aiuterà a capire, fra le altre cose, come mai c’è ancora un quarto della popolazione che non è in grado di comprare casa.
Completano la nostra newsletter la selezione delle notizie della settimana, e le notizie invisibili, quelle che trovi solo su Crusoe. Buona lettura.
Ci rivediamo il 26 maggio.

Cronicario: Evviva l’Italia dello Zerodue
Proverbio del 16 maggio Un uomo libero legato a una corda prima o poi la spezza
Numero del giorno: 30.900.000.000 Surplus commerciale EZ a marzo 2017
Perché a un certo punto della vita bisogna decidere se volersi bene, pure se col naso storto e le maniglie dell’amore, oppure se inseguire il profilo apollineo e il girovita di Rambo e rimanerci male ogni volta davanti allo specchio. Ecco, mutatis mutandis, dopo l’ultimo dato rilasciato da Istat sul nostro pil ho deciso ora e per sempre: evviva l’Italia dello Zerodue, sorella di quella dello Zerotré.
Questa crescita mensile, cui corrisponde una crescita annuale dello 0,8% disegna la nostra fisionomia meglio di un Pinturicchio. Siamo in pieno miniaturismo statistico, cura maniacale del dettaglio, ricerca della profondità nell’infinitamente piccolo. siamo i teorici e pratici della slow economy. Uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà farlo.
Quest’opera è di sicuro meritoria del mio affetto, visto che già verrà a mancare quello dei mercati, e spero anche del vostro. Dobbiamo volere bene all’Italia dello Zerodue e farcela pure piacere perché non c’è un’altra e nessun altro le vorrà bene al posto nostro. E quando leggete che intanto il Pil in Germania è cresciuto dello 0,6, ricordate a questi esterofili che siamo gagliardi almeno quando gli Stati Uniti, su base mensile, e quanto la Francia, su base annuale. Non è tutta colpa nostra. Ci disegnano così.
Ora penserete che il Cronicario non è una cosa seria e avete perfettamente ragione. Ma questo non vuol dire che non diamo notizie serie. Ad esempio poco fa è uscito l’Oil market report dell’IEA che seguiamo religiosamente perché le vicende petrolifere hanno su di me effetto lisergico.
Non ditemi che sono strano perché lo so già. Ebbene, il report parla di mercato sostanzialmente bilanciato e fa scopa con quello che ha lasciato trapelare Putin che ipotizza il proseguimento dei tagli decisi con Opec a novembre scorso.
Tutto ciò dovrebbe dare stabilità al mercato dell’energia, e quindi ai prezzi, che dalle contraddanze del petrolio dipendono parecchio. E dai prezzi dipende l’inflazione e la Bce, e i tassi di interesse e la solita solfa che sapete già.
Concludo in bellezza con un paio di dati. Uno che riguarda l’inflazione in UK, che ho mutuato dall’ultimo rapporto della BoE. Come si osserva i prezzi stanno risalendo e ciò in parte è stato determinato dalla svalutazione della sterlina.
L’altra arriva dalla Germania, di recente nelle grazie del Fmi per le sue performance. Oggi l’istituto di statistica ha diffuso i dati sull’occupazione, sottolineando che rispetto a un anno fa gli occupati sono aumentati di 638 mila unità nel primo quarto del 2017 rispetto al primo 2016. Il grosso della crescita è tirato dai servizi.
Capite perché a noi, che amiamo lo Zerodue, i tedeschi ci fanno un filo incazzare.
A domani
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La (quasi) riscossa dell’acciaio europeo
La tenue ripresa europea sembra giovi al mercato continentale dell’acciaio, almeno secondo le ultime rilevazioni diffuse di recente da Eurofer, l’associazione dei produttori europei che proprio la settimana scorsa ha indetto L’European steel day, l’edizione 2017 dell’appuntamento che i produttori dedicano a illustrare le sfide che attendono il settore.
Ma è evidente, come sanno i lettori di Crusoe che ricordano l’approfondimento dedicato all’acciaio che abbiamo pubblicato nel numero 13, che non è solo, o almeno non solo, la sostenibilità ambientale il problema di fondo della produzione europea. La questione principale rimane sempre la stessa: la sua sostenibilità economica, in contesto internazionale di grande competizione con i paesi emergenti – Cina in testa – e gli Usa, dove la nuova amministrazione ha fatto capire chiaramente di voler intervenire pesantemente, e soprattutto il grande problema della sovracapacità di produzione, da tempo all’attenzione di Ocse per i rilevanti effetti che provoca sull’economia internazionale.
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Il nuovo numero di Crusoe: Alla scoperta del mercato dell’acciaio europeo. Arrivano le “Parole famose”
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Questa settimana Crusoe riprende il discorso sul mercato dell’acciaio che avevamo iniziato nel numero 13, focalizzando l’attenzione sul mercato europeo al quale è dedicato l’ultimo rapporto Eurofer pubblicato alcuni giorni fa. I produttori europei si confrontano con una ripresa della domanda, trainata da quella dell’economia, e ci consentono di osservare come i vari settori, dalle costruzioni all’automotive, influenzino il consumo finale, che però impatta notevolmente anche sulle importazioni, che tuttora e malgrado alcuni dazi imposti dall’Ue, provengono in gran parte dalla Cina. Il mercato sta conoscendo una fase di risveglio, ma le complessità sono rimaste, e se ne è parlato anche in occasione del convegno organizzato da Eurofer il 10 di questo mese.

Questa settimana inoltre, presentiamo un nuovo prodotto che di tanto in tanto sostituirà la Chat con gli amici di Crusoe. L’abbiamo chiamato Le ultime parole famose, e consiste nella pubblicazione di stralci di discorsi tenuti nel corso della settimana da personaggi che hanno responsabilità nei processi dell’economia. Ovviamente troverai anche il link col documento completo e in lingua originale, qualora non fosse in italiano. Speriamo che questa novità ti piaccia e che contribuisca alla costruzione del tuo personale portafoglio di fonti alle quali attingere per soddisfare le tue curiosità.
Come lettura della settimana troverai il rapporto sullo Shadow banking pubblicato nei giorni scorso dal FSB, un’entità internazionale di regolatori che vigila sulla stabilità finanziaria globale.
Chiude la nostra newsletter la consueta selezione delle notizie della settimana e poi le nostre notizie invisibili, quelle che trovi solo su Crusoe. Buona lettura.
Ci rivediamo il 19 maggio.
Cronicario: Bistecca texana per gli schizzinosi cinesi
Proverbio del 12 maggio Un anziano che muore è una biblioteca che brucia
Numero del giorno 3.000.000 Multa inflitta a Whatsapp per concorrenza sleale
E così, anziché dargliela a bere, ai cinesi, Mister T. è riuscito nel miracolo di dargliela da mangiare: una bella bisteccona texana con l’osso che fino a ieri non varcava le frontiere perché quei fissati dei cinesi chissà di che si preoccupavano.
Altro che involtino primavera. Finalmente entreranno a pieno titolo nella globalizzazione del colesterolo, ingurgitando carne rossa e trigliceridi opportunamente carichi di tutto ciò che serve, ormoni compresi, per crescere belli, robusti e biondi come gli americani.
Adesso mi toccherà dirlo a quel fenomeno del piano di sopra che di questa cosa della bistecca ne aveva parlato pure in radio facendo ridere mezza Italia. Pensa che risate si starà facendo lui adesso.
Comunque sia l’accordo fra cinesi e Usa sulla bistecca è solo la parte appetitosa di una roba poco saporita ma assai consistente, che riguarda cosette tipo accettare che le agenzie di rating Usa esprimano giudizi sulle imprese cinesi (e quindi ci incassino pure qualcosina), o consentire che le società di carte di credito Usa aprano una dependance a Pechino e Shanghai. Che volete che sia: una sana iniezione di American way of life in un mondo ancora timido. Magari servirà a diminuire quel debituccio commerciale che gli Usa hanno nei confronti dei cinesi.
Di sicuro la vicenda della bistecca non finisce qui. Toccherà rosicchiarsela pure noi europei, ‘sta costoletta prima o poi, visto che Mister T ci ha già purgato niente male e che gli Usa e l’Ue litigano da un ventennio per questa storia della carne. E mica solo per questa. C’è anche questa storia dell’acciaio che bolle in pentola. Proprio oggi l’Ue ha confermato un bel dazio sui tubi cinesi senza saldatura che oscilla dal 29 al 54%, per dire. La storia dell’acciaio, però, se volete ve la leggete su Crusoe, che oggi ve la racconta per bene. Qui dobbiamo occuparci di bazzecole come il primo trimestre del pil tedesco, aumentato dello 0,6%, che sembra poco ma invece è più frizzante di quanto si pensasse. Vedete come s’impenna presuntuosetto?
Lo sapevamo già che l’export a marzo era stato esagerato. Ma è tutta l’economia tedesca che è esagerata se persino il cattivissimo Schaeuble ha dovuto confessare allo Spiegel che “è giusto dire che il surplus tedesco è alto, ma questo non dipende dalla politica”. Siete voi acquirenti di Mercedes, Bmw, elettrodomistici e quant’altro, i colpevoli.
E tuttavia, malgrado questo clima mesto, vi farà piacere sapere – così concludiamo in bellezza – che la fiducia globale sta crescendo.
E se lo dice la Banca d’Inghilterra che aveva previsto disastri a causa della Brexit, la cosa mi rassicura. Talmente che vi saluto.
A lunedì.
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La metamorfosi del petrolio
Ogni giorno quando facciamo il pieno all’auto attingiamo al pozzo che sembra senza fondo – ma così non è – delle risorse petrolifere mondiali. Dietro questo gesto così semplice e familiare si agita un mondo estremamente complesso che da numerosi decenni scrive inosservato i capitoli più rilevanti della nostra storia economica.
Anche oggi le vicissitudini del mercato petrolifero, che sono tecniche, economiche e soprattutto politiche, stanno silenziosamente scrivendo la nostra cronaca economica, solo che pochi ci fanno caso, e ancor meno se sottraiamo dallo sparuto gruppo degli osservatori quegli specialisti che masticano il birignao del mondo petrolifero. Gente che usualmente parla a se stessa e quindi non ha voglia di raccontare il mutamento del mercato petrolifero che sta generando un profondo cambiamento non solo di tipo ambientale, ma soprattutto geopolitico.
Il boccino della produzione si sta lentamente spostando da Oriente a Occidente grazie soprattutto al cambiamento tecnologico. E, al tempo stesso, il petrolio rimane alla base delle previsioni degli esperti sui tassi di inflazione dai quali dipendono le decisioni di politica monetaria delle banche centrali. Basta questo a connotare l’oro nero come l’autentico lubrificante del nostro circuito economico globale, specie se consideriamo che proprio l’energia a basso costo è stato lo straordinario motore dello sviluppo economico iniziato dal secondo dopoguerra.
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Il nuovo numero di Crusoe: Le ultime novità sul mercato delle armi
Questa settimana Crusoe propone un numero speciale costruito sulla traduzione dell’ultimo aggiornamento pubblicato dal Sipri sul mercato mondiale delle armi nel 2016. In questa occasione abbiamo pensato che potesse essere utile offrire la traduzione in italiano del documento, curata da Maria Canelli, che ringraziamo moltissimo per il tempo che ci dedicato, in modo che ognuno possa farsi la sua idea, inaugurando una novità che speriamo di replicare anche in futuro.
Anche in questo numero speciale abbiamo deciso di sacrificare la Chat, ma ci rifaremo le prossime settimane.
La lettura di questa settimana invece è l’outlook della Banca mondiale sul mercato delle commodity, un viaggio appassionante lungo mercati solitamente poco esplorati che però determinano gran parte della nostra vita di tutti i giorni, dal caffé della mattina, al pieno dell’automobile. Quindi troverai la zonsueta selezione dei fatti della settimana selezionati da Crusoe e le notizie invisibili, quelle che trovi solo qui su Crusoe. Buona lettura e buon primo maggio a tutti.
Crusoe torna il 5 maggio.
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Il ritorno dell’ottimismo
Da qualche mese ormai l’umore degli osservatori esibisce un certo ottimismo ogni volta che si trovino a relazionare sullo stato dell’economia. Se parlare di ritorno dell’ottimismo a qualcuno può sembrare eccessivo, non lo è sottolineare almeno la fine del pessimismo che chiunque abbia frequentato in questi anni la reportistica internazionale osservava in ogni dove. L’economia volge al meglio, se non al bene, insomma, e se qualcosa potrà andar storto – sembra di capire – non dipenderà dai capricci dei mercati o degli investitori, che anzi dalla seconda metà del 2016 sembrano tornati a fare il loro mestiere. I veri rischi derivano dal contesto politico. Non bastassero le elezioni europee si temono le ondate di protezionismo che potrebbero generarsi dagli Stati Uniti, dove la nuova amministrazione si segnala per una notevole fantasia, ma soprattutto le fibrillazioni che possono arrivare da Oriente. La (quasi) crisi nordcoreana, che sotto Pasqua ha tenuto mezzo mondo a far scongiuri, o il referendum turco, che vede nascere un nuovo autocrate in una terra da sempre governata da autocrati, con gran sorpresa (?) degli europei, evidentemente convinti che bastasse tirar su grattacieli per diventare moderni. Ma tolte queste quisquilie, il cielo volge al sereno e con lui le aspettative. Quest’anno e il prossimo, addirittura, il Fmi vede una crescita in aumento nei paesi avanzati e in quelli emergenti, e notizia ancora più sorprendente, una crescita anche del commercio internazionale, malgrado Trump e i suoi sostenitori, viene da dire.
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Il nuovo numero di Crusoe: Il ritorno dell’ottimismo. Grazie a @battleforeurope per la splendida Chat
Questa settimana Crusoe racconta di come qualcosa sia cambiato nell’umore dei mercati internazionali, che sembrano volgere al meglio se non al bello almeno dalla fine del 2016. Pure se ancora volatili, le borse sembrano avviate in un percorso di stabilizzazione, probabilmente incoraggiate dai dati macroeconomici e dagli indicatori di fiducia, che sono cresciuti notevolmente negli ultimi mesi. Il Fmi registra questi miglioramenti nel suo ultimo World economic outlook, dove vengono riviste al rialzo le stime di crescita per quest’anno e il prossimo, pure se rimangono sul tappeto molte criticità e, soprattutto, l’eredità della crisi che si manifesta in tassi di crescita ancora rallentati e profondi gap fra il pil potenziale e quello reale. Servirà un lungo processo di aggiustamento, che dovrà essere composito e coraggioso per sciogliere i nodi rimasti, e non è detto che si riesca. Ma il cambiamento di umore dei mercati e degli osservatori è un passo necessario pure se non sufficiente. La ripresa a venire non può che cominciare da qui.
La Chat di questa settimana con Thomas Fazi (@battleforeurope) osservatore appassionato e informato, che ci pone davanti al bivio cui ci ha condotto la crisi del paradigma neoliberale: da una parte un nuovo paradigma sociale, che non potrà che riguardare anche l’organizzazione dell’economia, dall’altro i fenomeni dal sapore retrò che stanno animando le cronache in queste settimana, dal protezionismo in poi. La lettura consigliata di questa settimana è l’ultimo capitolo del Fiscal monitor del Fmi, di cui abbiamo trattato in parte lo scorso numero.. Come sempre chiudono la newsletter i fatti della settimana selezionati da Crusoe e le notizie invisibili, quelle che trovi solo qui su Crusoe.
Buona lettura.
Ci rivediamo il 28 aprile.
La Chat di Crusoe con @FabioGhironi: Il rischio del protezionismo “strisciante”
Questa settimana Crusoe (C) si è piacevolmente intrattenuto con Fabio Ghironi (F) @FabioGhironi.
C Buongiorno Fabio. I problemi del commercio internazionale hanno rubato la scena agli squilibri finanziari nel dibattito pubblico da quando è stato eletto Trump. Hai notato cambiamenti anche nell’ambiente accademico o tutto è rimasto confinato nelle pagine di cronaca dei giornali?
F Mi sembra ci sia fermento anche in ambito accademico. In parte, questo risponde all’interesse di istituzioni come IMF, OECD e WTO; in parte è una risposta del mondo della ricerca agli eventi recenti o in corso. Molti lavori hanno evidenziato il rallentamento del commercio internazionale avvenuto negli anni recenti. L’IMF ha dedicato all’argomento un capitolo del World Economic Outlook dello scorso ottobre. Da più parti, si è sollevata preoccupazione per protezionismo “strisciante” ancora prima che Trump venisse eletto (per esempio, questa VoxEU column di Simon Evenett e Johannes Fritz e altre. Tra rallentamento del commercio per una varietà di ragioni, protezionismo già esistente e la minaccia che il medesimo possa salire drasticamente, l’attenzione del mondo della ricerca è ovviamente in crescita. E questo vale sia per la ricerca fatta da accademici sia per la ricerca di tipo accademico (quella che viene pubblicata nelle riviste specializzate) fatta da ricercatori in istituzioni come IMF, OECD, eccetera. Per esempio, l’IMF sta co-organizzando con la Banca Centrale della Malesia una conferenza sulle minacce alla globalizzazione che si terrà a Kuala Lumpur in luglio. I problemi del commercio internazionale e la minaccia del protezionismo saranno uno degli argomenti principali, e i partecipanti includeranno alcuni dei migliori specialisti che stanno lavorando su questi argomenti, alcuni dei quali sono basati in istituzioni accademiche e altri in policy institution.
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